L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su Palermo-Salernitana e sull’ex granata De Sanctis, oggi ds dei rosanero.
Una sfida dal sapore di passato. Palermo e Salernitana si ritrovano faccia a faccia dopo cinque anni, con entrambe le società profondamente cambiate. Ma questa sfida evoca anche ricordi per Morgan De Sanctis, che ha avuto un ruolo cruciale nella migliore stagione della Salernitana in Serie A, durante la sua prima esperienza da direttore sportivo senza rete di sicurezza. Dopo otto stagioni alla Roma, dove aveva mosso i primi passi da dirigente alternandosi a Petrachi e Tiago Pinto, De Sanctis ha accettato la sfida di patron Iervolino, che gli propose un accordo triennale per consolidare la presenza della Salernitana in Serie A, non più come semplice neo-promossa.
Gli obiettivi erano chiari: crescita del gruppo e del brand, obiettivi che risuonano familiari a chi conosce le strategie del City Group, attuale proprietario del Palermo. De Sanctis ha ottenuto successi parziali, valorizzando la rosa della Salernitana con acquisti mirati e cessioni strategiche, risolvendo criticità all’interno dell’organico e inserendo le giuste pedine. Meriti che gli sono stati riconosciuti da molti, e che lo hanno portato a chiudere la sua esperienza con orgoglio, lasciando il club con una salvezza anticipata e un quindicesimo posto in classifica, il miglior traguardo nella storia centenaria della Salernitana.
Questa esperienza alla Salernitana si era aperta con la sostituzione di Walter Sabatini come direttore sportivo, ma si è chiusa in modo burrascoso quando proprio Sabatini è tornato come direttore generale, incrinando definitivamente i rapporti con De Sanctis, che ha poi rescisso il contratto nel dicembre 2023. Sebbene la sua esperienza sia terminata prematuramente, De Sanctis ha lasciato un segno: dalle operazioni di mercato, come la cessione di Ederson all’Atalanta per 21 milioni, all’acquisto di Boulaye Dia, capocannoniere della squadra con 16 gol, passando per arrivi di spessore come Candreva, Piątek, Ochoa e giovani promesse come Maggiore, Vilhena, Nicolussi Caviglia e Bronn.
La sua avventura alla Salernitana è stata caratterizzata da momenti sopra le righe, come il rimprovero all’agente di Verdi o il messaggio piccato inviato al manager del Wolverhampton: “We don’t forget”. Ma anche in queste circostanze, De Sanctis ha mostrato la grinta e il carattere che lo contraddistinguono.
Ora, De Sanctis è a Palermo, dove ha già lasciato il segno con una serie di importanti acquisti. Tra questi Gomis, Nikolaou, Henry, Blin, Appuah, Di Bartolo, Verre, Sirigu, Baniya, Pierozzi e Le Douaron, il quale, con un costo di oltre quattro milioni, è stato l’acquisto più oneroso dalla rifondazione, seguito da Brunori e Ranocchia. Il direttore sportivo ha anche messo a segno rinnovi importanti, come quello di Segre e più recentemente di Di Mariano, che si è legato al Palermo fino al 2026.
L’obiettivo è chiaro: costruire una squadra competitiva per portare il Palermo in Serie A, e con la determinazione di De Sanctis, la speranza è che il traguardo sia raggiunto prima del termine del suo mandato.