L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di Giuliana Grego Bolli, professoressa che ha valutato l’attaccante Luis Suarez nell’esame per ottenere la cittadinanza italiana:
«Se sapevo chi era? No. Quando mi hanno chiamato per dirmi che la Juventus stava cercando di fargli fare l’esame di italiano, mi hanno dovuto spiegare chi fosse. Nella mia famiglia sono tutti juventini, io non guardo le partite. Ho pensato che fosse un buona opportunità per rilanciare la visibilità del mio Ateneo. Inoltre mettere l’esame il 17 serviva a evitare i rischi di assembramento dovuti alla presenza di un calciatore così famoso. Suarez è uscito da dove è entrato. La mia premura era evitare che i giornalisti gli chiedessero del contratto con la Juve. Argomento riservato e che niente c’entra con l’ambito universitario».
«Se la Juventus aveva promesso qualcosa? Olivieri mi parlò della possibilità di stipulare una convenzione per i giocatori della primavera. L’ho ritenuta una buona opportunità, ma non l’ho mai presa sul serio. In passato abbiamo avuto padre Georg Gänswein, l’assistente di papa Ratzinger. Se me l’avesse chiesto, avrei anticipato la sessione d’esame anche per lui perché siamo un’istituzione pubblica. Mi ferisce la cattiveria di chi ha pensato che volessi favorire un ricco, cosa proprio contraria ai miei principi. Cosa non rifarei? Non mi riavvicinerei al mondo del calcio. Se ritornasse un Suarez a chiedere di fare l’esame, direi di no. Non per Suarez, ma per il clamore che si porta dietro il calcio. Adesso ho paura di tutto».