“In queste ultime settimane nelle quali c’è stato veramente poco da sorridere, lui è una delle poche note liete in casa rosanero. Lui è Giuseppe Pezzella, terzino sinistro classe 1997. Diciotto anni, ma già una personalità degna di una veterano. Con l’infortunio di Lazaar, Iachini prima e Novellino dopo hanno puntato su Pezzella. L’unico a non schierarlo è stato Bosi, proprio l’allenatore della Primavera che lo ha visto crescere, che contro il Torino lo lasciò in panchina preferendogli Rispoli schierato in una fascia non sua. Oggi il coro di consensi nei confronti di Pezzella è unanime. Lo stesso Bosi, dal torneo di Viareggio, ne tesse le lodi. «Vedere un giovane con Pezzella in pianta stabile in prima squadra è motivo di grande soddisfazione – dice Bosi – Questo è l’obiettivo principale del mio lavoro. A livello giovanile i titoli, i tornei e gli scudetti vinti passano in secondo piano rispetto a quello che tuoi puoi dare portando dei ragazzi a giocare in prima squadra in Serie A». In effetti, l’impatto con la serie A di Pezzella è stato di quelli che lasciano il segno. L’Olimpico di Roma, il “Barbera” ma anche San Siro. E lui con la serenità e la personalità di un giocatore esperto. Le stesse doti messe in mostra domenica scorsa contro il Napoli, la squadra del suo cuore che, quando era un ragazzino, se lo fece scappare. Meglio, in quella occasione fu bravo l’allora diesse del Palermo Giorgio Perinetti che lo scovò nella squadra del Monteruscello, una realtà dell’hinterland napoletano. Basterebbe il tatuaggio che il terzino ha sul braccio sinistro – il 1926 anno di fondazione del Napoli – per capire come il suo passato, ma visto l’interessamento di De Laurentiis forse anche il suo futuro, siano legati al Napoli. Il presente si chiama Palermo. Si chiama Empoli dove Pezzella, prima di rispondere alla convocazione dell’Under 19, sarà ancora tra i titolari. Un ruolo che si è conquistato tanto che, una volta recuperato Lazaar, Novellino non esclude di schierarli insieme spostano in avanti il marocchino”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.