Repubblica: “Soldi in Svizzera e Russia il tesoro offshore dei ladri di giornali”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul caso dei ladri di giornali sul web.
Un signore – società schermata in Svizzera, pagamenti in dollari, rubli e baht thailandesi — ha guadagnato centomila euro all’anno, per cinque anni, grazie alla pubblicità che registrava sui suoi domini. Un altro incassava buoni Amazon per circa cinquecento euro al mese. C’era poi chi chiedeva mail e dati personali, in modo da creare un database da mettere in vendita al miglior offerente. E infine c’erano i ladri a loro insaputa, quelli che «non sapevano» che distribuire cinquanta copie di giornale, ogni mattina, a circa un centinaio di persone fosse un reato.
Come se il copyright non fosse insomma un bene da proteggere. La Procura di Bari nelle scorse settimane ha chiuso la prima inchiesta italiana sui pirati dei giornali: nove indagati tra i 59 e i 20 anni, residenti in diverse regioni italiane (Lazio, Puglia, Veneto, Sicilia, Marche, Campania) che, è scritto nella conclusione indagini, avrebbero sfruttato la diffusione dei file pirata «con lo scopo — si legge nelle imputazioni — di guadagnare denaro attirando iscritti e inducendoli a perfezionare l’acquisto di prodotti Amazon». L’indagine ha portato alla chiusura di 329 canali per un danno stimato al solo settore dell’editoria pari a 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno.