Repubblica: “Simone Sclafani, fidanzato di un’ucraina: «Io, dalla vacanza all’inferno Sto chiuso in un bunker sperando di tornare a Palermo»”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su Simone Sclafani e la fidanzata ucraina.
Attende i soccorsi dal fondo di un bunker al confine con la Crimea. Attende che finisca l’inferno nel quale è piombato dal paradiso di una vacanza con Yulya, la fidanzata ucraina. Simone Sclafani, 39 anni, che lavora a Palermo nell’impresa edile di famiglia, si trovava nel Paese ora invaso dai carri armati russi per una visita alla famiglia della sua compagna, da tempo residente con lui in Sicilia.
Ore difficili, terrificanti, che hanno il sapore dei racconti vissuti da chi si riparava nei rifugi antiaerei durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale. «I rumori delle esplosioni sono incredibilmente forti, li sentiamo da qui giù», racconta Sclafani. Non è ancora rientrato in Italia perché prima di partire non si era registrato su “Viaggiare sicuri”, il portale messo a disposizione dal ministero degli Esteri per chi va all’estero, diretto in particolare verso Paesi considerati a rischio. L’unità di crisi della Farnesina è stata comunque allertata: sono stati gli amici, da Palermo, ad attivare i loro contatti per aiutare Simone a rientrare in Italia al più presto.
Nel frattempo però le ore passano. «Ogni volta devo uscire dal rifugio per rispondere alle chiamate, per sapere che cosa sta succedendo o se ci sono novità dall’Italia», dice. Dentro il bunker non c’è campo e dunque non si può parlare al telefono». Per prima cosa le chiedo: come sta? «Malissimo, sono terrorizzato. Siamo terrorizzati». Cosa accade intorno a lei? «Una signora ha aperto le porte del rifugio e siamo corsi tutti dentro non appena le sirene hanno dato l’allarme. Non so se fossero sirene dell’esercito russo o delle forze ucraine. Qui sotto fa molto freddo, fuori ci sono non più di sei gradi. Non c’è corrente elettrica e non possiamo caricare le batterie dei cellulari, per telefonare o mandare e ricevere messaggi è necessario salire all’esterno. Sentiamo da qui i rumori fortissimi delle esplosioni».
Avete portato con voi del cibo? «Una signora ha fatto il pane per tutti e c’è qualche bottiglia d’acqua». Quante persone ci sono con lei? «È il bunker del palazzo. Tutto il condominio si è rifugiato qui sotto. Siamo circa settanta, il posto è grande circa cinquanta metri quadrati». Che età avete? «Tutte le età, ci sono anche anziani e bambini». Dove vi trovate, precisamente? «Nell’Ucraina meridionale, tra Kherson e Novaya Kakhovka. La oblast’, cioè la regione, è quella di Cherson, che dista oltre seicento chilometri da Kiev». Cosa l’ha portata in Ucraina? «Doveva essere una breve vacanza. Dieci giorni da trascorrere insieme alla famiglia della mia compagna, che è originaria di qui. Saremmo dovuti rientrare a Palermo la scorsa settimana». Poi la situazione è precipitata. «Ero intenzionato ad andare via in qualsiasi modo. Volevo prendere un pullman che da qui mi avrebbe portato a Venezia dopo due giorni di viaggio, ma non era una scelta sicura. Amici dall’Italia che hanno accesso alle notizie mi hanno sconsigliato di farlo».