“Ma quello non è Dario Simic? Sì, è proprio lui. Inseguito da giorni per una intervista te lo ritrovi nel tavolo accanto in un ristorante in pieno centro. Le presentazioni di rito e poi la domanda classica. Le va di parlare del Palermo? Il neo consulente del presidente Zamparini non ci pensa un attimo a dire sì. Anzi, sembra quasi avere voglia di raccontare e soprattutto raccontarsi. E così, dopo avere ordinato una pizza con pomodoro, prosciutto e bufala, Dario Simic, quarantadue anni, ex difensore, 100 presenze con la nazionale maggiore della Croazia, tre stagioni con l’Inter, sei con il Milan, due con il Monaco e oggi neo dirigente del Palermo inizia a raccontare. «Ma prima di parlare di calcio – dice – vorrei far capire che cosa ho fatto quando ho smesso di giocare. In Croazia ho un’azienda che è nata dal nulla e oggi ha trecento dipendenti. Imbottigliamo l’acqua minerale, tostiamo e commercializziamo caffè, inoltre ho aperto una serie di bar e ristoranti». La prima domanda che viene spontanea è chi curerà adesso gli affari visto che lei è a Palermo? «Non è un problema – dice l’ex difensore – Ci sono i manager che sanno fare benissimo il loro lavoro». E, a guardarlo bene, Dario ha proprio l’aria del manager. Non te lo immagini allenatore, te lo immagini piuttosto nella stanza dei bottoni. Beve una coca cola e ci apre il suo cuore. «Il problema non sono tanto le azienda quando la lontananza dalla famiglia. Quando Zamparini mi ha offerto questo ruolo nel Palermo è stato uno shock. Avevo il cuore diviso a metà. Da una parte la voglia di tornare nel mondo del calcio, dall’altra la mia famiglia». Alla fine ha vinto il calcio, quel calcio che aveva portato Simic a fondare l’associazione croata calciatori che, come raccontano i colleghi croati, lo ha portato a una linea di dissenso con la Dinamo Zagabria e la Federcalcio croata e che oggi lo ha riportano in serie A e a un ruolo di primo piano nel Palermo. «Ho visto il Palermo per la prima volta a Coccaglio – dice Simic – All’epoca c’era De Zerbi. Mi è sembrato un grande lavoratore, molto puntiglioso». Questo il primo contatto con la realtà rosanero, dopo che a presentare Simic a Zamparini era stato Davor Curkovic l’onnipresente consigliere di mercato croato del presidente. «Ma io conoscevo già da tempo il Palermo e il suo presidente – dice Simic – Ricordo che quando venivo al “Barbera” era sempre una partita molto difficile. Avevamo grande rispetto del Palermo e ho sempre visto Zamparini come una persona molto competente e che capisce di calcio». Tempi andati, quelli a cui si riferisce Simic. Tempi che Dario vorrebbe tornassero. «È vero – dice l’ex difensore croato il cui tavolo a ristorante sembra adesso diventato il banco di una sala stampa – la situazione non è semplice, ma sono convinto che il Palermo abbia le risorse per tirarsi fuori dai guai e poi ho molta fiducia in Corini». Già, Corini. In molti si aggrappano a lui per risollevare il Palermo, ma Simic, da uomo di calcio, ha molti elementi in più per parlare. «Mi ha fatto una buonissima impressione – dice – Lo conoscevo da calciatore, ma adesso ho avuto modo di parlargli a lungo e scoprire che ha una grande grinta e una carica incredibile. Il discorso che ha fatto alla squadra prima della partita con la Fiorentina è stato da brividi. Ha usato le parole giuste per toccare il cuore e la testa dei ragazzi. Sembrava Braveheart. Poi ha dato un pugno sul tavolo con una voglia di fare che mi ha fatto venire la pelle d’oca». Frutta? Dessert? Dario rifiuta, la pizza era sufficiente. Basta vederlo in perfetta forma per capire che è uno che tiene la linea e che, una volta smesso di giocare, non si è lasciato andare come molti suoi colleghi. Il suo telefonino squilla in continuazione si capisce che ha contatti in ogni parte del mondo. «Vorrei invitare Boban a vedere una partita del Palermo – dice – Lui adesso è il numero due della Fifa ed è uno che ha idee moderne». Idee sembra averne anche Simic. Soprattutto quando parla di mercato. «Dobbiamo prendere giocatori funzionali al nostro progetto e non gente tanto per fare qualcosa – spiega – Servono calciatori che sappiano fare la fase offensiva così come quella difensiva. E poi è importante valorizzare quelli che abbiamo. Ha visto Quaison a Firenze? Io sono rimasto impressionato da Nestorovski. Ho giocato con Pippo Inzaghi e Ilija gli somiglia molto. Un animale d’area di rigore». Squilla il cellulare. Questa volta è la moglie Jelena che gli dà notizie dei quattro figli Roko 13 anni, Viktor 11, Nikolas 9, David 1. Meglio ringraziare e togliere il disturbo.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.