Repubblica: “Silipo l’incompreso il 10 rosanero cerca la consacrazione”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Palermo e su Silipi, numero 10 incompreso
È il destino dei “ numeri 10” portati alle stelle quando tirano fuori dal loro repertorio il colpo vincente, criticati se la magia non riesce. Senza rispetto di circostanze ed età. Ma anche di troppa prudenza o di mancanza di coraggio. Andrea Silipo non sfugge alla regola. Arrivato a Palermo a diciannove anni, ora viaggia verso i ventuno senza avere trovato una precisa identità. Si dirà: deve crescere. Il che è vero fino ad un certo punto perché si matura con la completa fiducia del tecnico e con la possibilità di portare sulle spalle le stesse responsabilità dei grandi.
Nelle stagioni palermitane, il fantasista rosa non ha mai giocato per novanta minuti il che, con i cinque cambi, ci potrebbe stare. Ma è anche vero che, mai considerato una prima scelta, nei tre campionati, Coppe e play-off compresi, ha maturato 1.549 minuti, quanto Pelagotti in questa fetta di C. Certo, anche lui, come Floriano, paga il cambio di modulo ma nella sostanza un giocatore c’è o non c’è e ancora con Silipo non si scioglie questo nodo. Genio incompreso, dunque, o non ancora sbocciato?
Anche a Roma se l’erano chiesto prima che fosse ceduto: come può sparire dai radar un numero 10 dopo una doppietta segnata in una finale scudetto Under 17 contro l’Atalanta? Il pupillo di Bruno Conti aveva vinto addirittura la sfida con il golden boy, Piccoli, altro 2001, da tempo in rampa di lancio nel calcio di serie A. Andrea, invece, era stato messo in cantina perché con Alberto De Rossi, nella Primavera, le cose non andavano bene: «All’inizio così, così; poi, sei mesi di vuoto. Niente di personale, ogni allenatore ha le sue idee», si confessò.
In D, subito due prodezze: una alla Cavani, l’altra alla Dybala, per conquistare Pergolizzi e i tifosi nel periodo storico della rinascita. Fortuito il primo eseguito con un cross sbagliato che prendeva la forma di una pennellata; cercato e voluto il secondo, di sinistro, a giro, sul palo lontano, la sua specialità, fin da bambino, copiando grandi campioni come Totti e Messi, i suoi idoli. Esordio deludente, invece, tra i professionisti, prima con Boscaglia e poi con Filippi, abbastanza avaro nei suoi confronti come minutaggio e un solo centro proprio all’ultima giornata contro il Francavilla. « La fine di un incubo » , il suo commento, prima di tornare nuovamente nelle retrovie per gli spareggi promozione. Anche in questo campionato, avvio in sordina: due panchine, non certo significative ( un solo minuto col Catanzaro, nove col Monterosi), poi la prodezza contro il Campobasso e la sua esplosione su Instagram (“È solo l’inizio”).