Repubblica: “Sicilia, tango e pallone. La carica degli argentini nelle serie minori”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui giovani calciatori argentini in Sicilia.

«Nel Dopoguerra i nostri nonni, bisnonni e trisavoli lasciavano l’Italia per cercare fortuna in Argentina. E oggi noi facciamo il percorso inverso. Con un sogno nel cuore: affermarci nel mondo del calcio e realizzarci». La Sicilia si scopre “albiceleste”. Dal 2019, anno in cui i campionati dilettantistici furono sospesi a causa del Covid, sono sempre di più gli argentini che fuggono dal Sud America, complice anche una delle crisi economiche più terrificanti degli ultimi due secoli. E sfruttando le loro radici e origini preparano una valigia e prenotano il primo volo disponibile. Destinazione? L’Italia. E preferibilmente la Sicilia. Nel 2016 gli argentini residenti in Sicilia erano 253, oggi sono più di 1.000. E più di 150 popolano i campi da calcio siciliani, tra serie D, Eccellenza e Promozione.

Dagli esperti Llama e Santana, rispettivamente in forza all’Akragas e all’Athletic Club Palermo, che in due vantano quasi 600 presenze tra i professionisti, fino a Torres, Belecco, Franchelli, Jantus, Grandis, Arenoso e Fernandez, i “magnifici 7” che quest’anno costituiscono l’ossatura della Supergiovane Castelbuono, che all’esordio in Eccellenza si è imposta sul Fulgatore con il netto risultato di 0-5. Tra i precursori del mercato argentino in Sicilia c’è il procuratore messinese Francesco Marino, di Gioiosa Marea:

«Il primo calciatore argentino che portai in Sicilia — racconta — fu Julian Wajnsztejn, nel 2017. Oggi Julian è il consulente di mercato della Polisportiva Gioiosa e sono tantissimi gli argentini che abbiamo portato in Sicilia e che chiedono esplicitamente di venire a giocare qui. Il motivo? Siamo come loro, pur avendo abitudini diverse. E anche l’Eccellenza, o addirittura la Promozione, per loro è una serie A. Si allenano come i professionisti, mangiano molte verdure, vanno matti per il pollo, fanno ricche merende proteiche e vitaminiche e non bevono birra e bibite gassate. Io non porto mai un solo argentino in una squadra, ma minimo due, per favorirne l’integrazione. In Sicilia i sudamericani vengono accolti con grande curiosità e con tanto entusiasmo. E in pochissimo tempo avviene un meraviglioso scambio culturale tra due mondi che in realtà sono estremamente simili. Vedo siciliani bere il mate e argentini mangiare la granita»