Repubblica: “Sicilia. Prigionieri del Covid, 16mila “dimenticati”. Sotto assedio i medici di famiglia”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui palermitani “prigionieri” del covid, abbandonati dalle Usca.
Le 153 Usca, incaricate di seguire i contagiati a casa, non riescono più a fare i controlli Esplode la rabbia di chi è già guarito “Venite a liberarci” Famiglie “prigioniere” a casa in attesa di essere convocate per il tampone di fine quarantena. Donne incinte positive confinate tra le mura domestiche aspettando una telefonata che non arriverà mai. Medici di famiglia subissati dalle richieste di contagiati che chiedono risposte. Solo a Palermo sono 16mila i positivi “ dimenticati” dalle Usca, le unità speciali di continuità assistenziale che si occupano dell’assistenza domiciliare. O almeno dovrebbero. Perché, con 66.170 isolati a domicilio, il sistema è saltato.
Le 153 Usca non ce la fanno a soddisfare le richieste. In servizio, non sempre a tempo pieno, ci sono 1.039 medici, 176 infermieri, 193 psicologi, oltre ad autisti e assistenti sociali. Una minoranza rispetto ai seimila sanitari reclutati per l’emergenza e impiegati in reparti e hub vaccinali. In media ogni camice bianco delle Usca ha in carico cento positivi. A stento riesce a seguire i casi più gravi. Secondo la stima della Federazione italiana medici di medicina generale ( Fimmg), sono 16mila le pratiche non ancora evase in provincia di Palermo su 27mila segnalazioni negli ultimi dieci giorni.
La rabbia dei positivi lasciati soli si riversa sui medici di famiglia. Floriana Di Bella, 41 anni, è stremata dopo un turno di 12 ore alla guardia medica di Montelepre, eppure è già al lavoro nel suo studio a Palermo: «Dal 25 dicembre lavoro dodici ore al giorno. Lunedì ho ricevuto 82 chiamate di positivi. Non riesco più a seguire chi è affetto da altre patologie » . Molti chiamano solo per essere rassicurati: « La maggior parte ha sintomi lievi o è asintomatica. Ma hanno crisi d’ansia » , racconta la dottoressa.
Un’ordinanza del presidente della Regione del dicembre 2020 dà ai medici di base il compito di firmare i provvedimenti di inizio e fine quarantena. Ma le procedure sono lunghe: ci vogliono 10-15 minuti a pratica. Così i medici passano ore al computer anziché a visitare i pazienti. Giovanni Quartetti, 63 anni, medico di famiglia nel quartiere Sperone, guarda terrorizzato lo smartphone che segna 294 messaggi: «Sono tutti di positivi.