L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul rincaro della Benzina e del grano.
L’invasione dell’Ucraina sta facendo schizzare in alto i prezzi già da settimane fuori controllo. E il rincaro della benzina è il primo macigno sulle prospettive dell’economia siciliana. Il presidente di Sicindustria, Gregory Bongiorno, la definisce «tempesta perfetta»: inflazione alle stelle, materie prime che scarseggiano, costi in alcuni casi raddoppiati. E al distributore la benzina è già a 2,1 euro al litro. «Siamo solo all’inizio», commenta rassegnato Giuseppe Richichi, il leader degli autotrasportatori siciliani che hanno smontato i loro presidi di protesta per il caro carburanti mentre i carri armati russi cominciavano la marcia verso Kiev.
«Ogni giorno — dice — c’è un ritocco di cinque o sei millesimi di euro sui prezzi del carburante. Sono sicuro che già la prossima settimana arriveremo a 2,5 euro al litro. Noi abbiamo sospeso la protesta perché nel resto d’Italia nessuno ci ha seguito e stavamo danneggiando le imprese siciliane. Ma i problemi sono ancora tutti lì e la politica continua a non rispondere. Adesso sono aumentati anche i prezzi delle navi: 75 euro in più per Genova, 50 in più per Napoli o Civitavecchia. Rispetto agli autotrasportatori del resto d’Europa paghiamo 50 centesimi al litro in più. Un danno per tutte le imprese siciliane». Lo sanno bene gli imprenditori delle catene di supermercati: «Siamo solidali con gli autotrasportatori — conferma Giovanni Arena, direttore generale del gruppo Arena e delegato per la Sicilia di Federdistribuzione — e chiediamo al governo di defiscalizzare le accise sul valore aggiunto dei carburanti. C’è anche il problema del costo dei prodotti e dell’energia: le nostre non sono considerate imprese energivore e perciò restano escluse dagli sgravi decisi di recente. Stiamo cercando di contenere i prezzi dei prodotti sugli scaffali con una continua “batta glia” con le industrie di marca. Freniamo gli aumenti per quanto possibile, ma diventa ogni giorno più difficile».