L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla Sicilia in fiamme.
Anche quest’anno la Sicilia si è dimostrata impreparata ad affrontare la piaga degli incendi dolosi e colposi che ogni estate distruggono migliaia di ettari di boschi, azzoppano la già precaria rete di trasporti, minacciano il patrimonio culturale e colpiscono le periferie delle città. Il bilancio della prima ondata di incendi è drammatico, con tre anziani morti, due forestali e due vigili del fuoco feriti, 400 incendi in 36 ore e oltre cinquemila sfollati. Quantificare i danni è impossibile, perché ieri sera 150 roghi erano ancora attivi e in coda c’erano 300 interventi in tutta la Sicilia. Il presidente della Regione Renato Schifani ha chiesto lo stato di emergenza e, parlando del rogo nel parco archeologico di Segesta, ha sottolineato che «si è trattato di un gesto gravissimo se, come sembra, l’incendio è stato causato da una mano criminale».
D’altra parte, da quando Schifani è al governo della Sicilia non è stato completato alcun intervento strutturale per limitare i danni dei «criminali del fuoco». Così come anche prima, negli anni della giunta di Nello Musumeci, il quale ieri, da ministro della Protezione civile, ha detto che «in alcune parti della Sicilia sarebbero stati trovati inneschi e ciò potrebbe essere attribuito a incendi di origine dolosa». Il sistema di controllo dei boschi con le vedette, le telecamere e le foto-trappole non hanno impedito agli incendiari di agire indisturbati.
La manutenzione boschiva è partita a maggio, come sempre in ritardo di due mesi, e a oggi non è stata completata. Strade, autostrade e ferrovie si sono presentate all’appuntamento con il grande caldo con l’erba secca e le sterpaglie ai lati delle carreggiate. Non è andata meglio sul fronte degli organici, con gli addetti all’antincendio dei forestali regionali sempre più anziani. Persino il patrimonio culturale siciliano è stato tutelato in ritardo, con uno stanziamento extra di 2,2 milioni di euro per la pulitura dei siti datato 19 maggio, fuori tempo massimo. La tempesta perfetta si è completata con 130 vigili del fuoco siciliani a Roma per i corsi da caposquadra e l’ammodernamento rinviato della rete elettrica che ha causato interminabili blackout nelle città, con famiglie rimaste senza elettricità per venti ore con 42 gradi di notte.
Per cinque ore ieri si è rischiato il semi-isolamento aereo della Sicilia: alla riduzione dei voli su Catania si è aggiunta la chiusura del Falcone e Borsellino di Palermo, minacciato dagli incendi. L’intervento tempestivo di Canadair e vigili del fuoco ha permesso a Punta Raisi di riprendere l’attività nella tarda mattinata, ma se le fiamme fossero state più difficili da domare la Sicilia si sarebbe trovata nella settimana con i maggiori transiti di turisti, con i due principali scali chiusi o a mezzo servizio. Per chi ha viaggiato in macchina tre autostrade su quattro sono state chiuse in almeno un tratto per gli incendi che lambivano l’asfalto: la Palermo-Mazara del Vallo, la Palermo-Messina e la Palermo-Catania in due punti. Interrotta anche la ferrovia Palermo-Trapani, invasa da lingue di fuoco.