Repubblica: “«Sì alla Cina, no agli Usa». L’impasse dell’Ue sui confini. Dopo settimane di negoziati l’accordo per aprire le frontiere da luglio slitta ancora”

L’edizione odierna di “Repubblica” si è soffermata sulla delicata situazione dell’Ue in merito alla riapertura delle sue frontiere esterne. Nonostante siano passate settimane di negoziati, non si è ancora trovato un accordo sulla lista dei Paesi ai quali aprire le porte dal primo luglio, con la decisione che deve dunque essere presa entro mercoledì. Su questo fronte, il vero problema è soprattutto la Cina. In particolare, il principale criterio stabilito dagli europei per decidere le nazioni con le quali riattivare i collegamenti è quello legato al tasso epidemiologico che dovrà registrare meno di 16 contagiati ogni 100mila abitanti. Vi rientrano Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Tailandia, Tunisia, Uruguay e la Cina, inserita con un asterisco in merito all’incognita se quest’ultima garantirà o meno la reciprocità all’Europa. Inoltre, gli europei sostengono che i dati cinesi sui contagi siano poco affidabili, con questa ipotesi che rappresenta un rischio sanitario che potrebbe riattivare la catena del contagio da noi. L’elenco sarà aggiornato ogni 14 giorni – con ingressi o esclusioni – a seconda dell’andamento dell ’epidemia. Se la lista dovesse invece essere bocciata, martedì ci sarebbe una riunione d’urgenza degli ambasciatori Ue a Bruxelles con due possibili esiti: l’estensione della chiusura delle frontiere per altri quindici giorni, fino al 15 luglio, o lasciare alle singole capitali la scelta dei Paesi a cui riaprire visto che Grecia, Cipro e Malta spingono per la riapertura soprattutto in chiave turismo.