Repubblica: “Serie D: Trapani, il paradosso del tecnico primo ma contestato dai tifosi”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul campionato di serie D ma in particolar modo sul Trapani e il tecnico contestato.
Primo in classifica, imbattuto da otto mesi con 21 vittorie e 4 pareggi tra la fine della scorsa stagione e quella attuale, ma contestato. È l’incredibile situazione che vive Alfio Torrisi, l’allenatore del Trapani capoclassifica nel campionato di serie D con 38 punti conquistati su 42 disponibili e che, nonostante il primato, nell’ultima partita casalinga vinta 2-0 contro il Portici, è stato oggetto delle critiche della tifoseria che gli imputa il «non gioco» dei granata.
A tal punto che lo stesso allenatore, al 2-0 siglato dal tedesco Oliver Kragl, si è girato verso la tribuna, portando le mani alle orecchie. Un gesto «liberatorio», come poi lo ha definito lo stesso Torrisi, ma che ha scatenato la reazione di quello sparuto numero di contestatori. E con la squadra prima in classifica, imbattuta e con appena 4 gol incassati in tutto il campionato, Torrisi è stato confermato dal presidente Valerio Antonini, in una scena sicuramente irreale, perché il massimo dirigente si è sentito in dovere di difendere a spada tratta il proprio allenatore, il quale sta rispettando appieno la tabella di marcia che la società si era data all’inizio del torneo.
E, così, Antonini, dopo aver confermato Torrisi, ha anche invitato i contestatori a «bersi una camomilla rilassante». Non è facile imbattersi in un allenatore contestato da primo della classe. Alla base c’è il gioco espresso dal Trapani. Parte dei sostenitori, infatti, vorrebbe assistere a una manovra più avvolgente da parte dei granata, magari trovando più facilmente la via della rete e senza dover attendere le palle da fermo per sbloccare il punteggio. Così Torrisi, che da quando siede sulla panchina del Trapani ha perso soltanto 2 partite su 41 risultando il migliore per media punti a gara, è praticamente costretto a spiegare il suo credo calcistico scomodando paragoni illustri, dal Milan di Sacchi alla Juve di Allegri o all’Inter di Mourinho, fino ad arrivare a Guardiola, quello che definisce uno dei pochi in grado di far vincere le proprie squadre con un gioco importante.