L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul momento in casa Trapani con i tifosi che già contestano la nuova società.
Sembra la nemesi di tante stagioni trascorse a vincere e gioire. Quando il Trapani rappresentava orgoglio e appartenenza per una città. Domenica scorsa, a Sancataldo, al termine di una gara persa 1 a 0 contro un’avversaria che non aveva raccolto fino a quel momento un punto, la scena finale è parsa molto triste.
Squadra e staff raccolti in silenzio sotto i sessanta tifosi granata che li avevano seguiti in trasferta, e uno dei capi della curva che urlava con convinzione: “Dovete onorare la maglia, dovete onorare Trapani”. Affreschi come questo erano stati dimenticati da tempo: è sembrato di salire su una macchina del tempo e rivivere pagine di sport grigie e tristi. Sul banco degli imputati, naturalmente il tecnico Moschella (a cui sui social i sostenitori granata chiedono di dimettersi) e la maggior parte dei calciatori. Il Trapani viaggia con un’andatura insufficiente per pensare di poter lottare per la promozione in serie C ( 10 punti in 5 partite), ma non ha neanche raccolto un bottino scandaloso. Anzi, in un campionato che sta smentendo chi prevedeva che si trovassero immediatamente un paio di formazioni “ padrone”, ci sarebbe pure il tempo per risalire.
Quello che preoccupa, invece, è che la squadra granata sia ancora ben lontana dall’avere un suo modo di stare in campo, dal possedere una maniera di giocare. E non è certamente un problema di moduli, né di valore intrinseco dei calciatori. È come se il Trapani fosse ancora alla totale ricerca di una propria dimensione. In fondo, però, a ben pensarci, non poteva esserci nulla di più prevedibile. Con un tecnico alla prima esperienza da capo- allenatore, una squadra non costruita benissimo e un dirigenza inesperta (vero, il Dattilo disputava la serie D, ma la pressione del Trapani è tutt’altra cosa), quello che ci si può attendere è un’annata di transizione, aspettando magari tempi migliori. La sensazione, però, è che non ci sia un progetto messo in piedi per ricostruire una realtà duratura, ma una squadra che riempia il vuoto di calcio che si era creato. E nulla più. Pur con tutta la simpatia che ha suscitato il salvataggio del Trapani e la sua rinascita, adesso i nodi vengono al pettine. Presto, l’attuale proprietà dovrà fare i conti con se stessa e chiedersi se sia in grado di supportare nel futuro questa società.