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Repubblica: “Serie A senza liquidità. Problemi per sei club. Tre a rischio esclusione”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sui problemi per sei club di serie A, tre dei quali rischiano l’esclusione.

C’è una questione urgente che agita i club di Serie A, e sarà oggi sul tavolo del consiglio della Federcalcio. Si chiama indice di liquidità: fino a oggi serviva solo a limitare il mercato agli spendaccioni, da oggi inve[1]ce solo chi rientrerà nelle sue maglie potrà iscriversi al campionato di Serie A. Per impedirlo, i club hanno eletto Lorenzo Casini presidente, espressione dell’ala più contraria al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. Che, di contro, ritiene l’indice di liquidità la sua riforma principe: la mossa con cui dare stabilità al movimento ed impedire ai club di contrarre nuovi debiti, che — solo come esempio — pesano sui bilanci di Juve, Inter e Roma per oltre un miliardo di euro. Un’esposizione aggravata dalla pandemia, certo, ma precedente e di molto al 2020: così il calcio è in una situazione prefallimentare.

E una legge dello Stato — la 91 del 1981 — impone alla Figc di garantirne l’equilibrio finanziario. Ma cos’è l’indice di liquidità? È il rapporto tra attivi e passivi a breve delle società. Ed è temutissimo, perché per sbloccare l’indice ci sono solo due possibilità: la cessione di giocatori o un’iniezione di capitale dell’azionista. Insomma, o si vende, o si versano soldi freschi. A gennaio poteva fare mercato solo chi aveva l’indice di liquidità a 0,6: gli attivi insomma dovevano coprire almeno il 60% delle spese, e questo ha bloccatogli affari di molti club. Con gli stessi parametri, almeno tre squadre oggi farebbero fatica a iscriversi al campionato: la Lazio e il Genoa, fuori per 28 e 32 milioni, e la Samp. Ma molte di più avrebbero problemi: almeno 6 club sono a rischio.  La riforma acuisce di certo la tensione con Lotito, che di Gravina è nemico giurato. E il partito lotitiano, per far saltare tutto, lancia anche sospetti di una norma scritta per punire proprio il n. 1 della Lazio. Accuse da cui la Figc potrà uscire intervenendo con correttivi in modo da rendere la riforma più sostenibile, e non avere già ora una lista nera di chi subirà i danni maggiori. L’indice sarà fissato tra lo 0,7 e lo 0,6. Si potrà ridurre il gap negativo con un saldo attivo nella campagna trasferimenti.

Contenere il costo del lavoro entro il 60% dei ricavi darà un vantaggio, così come un buon rapporto tra fatturato e debito, utile a scoraggiare il ricorso a indebitamenti insostenibili. Extrema ratio, possibili cessioni a giugno. Certo la Figc vorrà evitare situazioni come quella del Genoa, che a gennaio ha ricapitalizzato spendendo poi l’intera cifra sul mercato. In ogni caso la Serie A non andrà allo scontro, anche se Marotta e Lotito che rappresentano i 20 club nel consiglio della Figc voteranno contro. Parteciperà anche Lorenzo Casini. Ma solo da invitato, quindi non potrà votare. L’elezione a presidente della A (che gli darà poi di diritto una poltrona in Figc) deve ancora essere ratificata: dovrà risolvere il “conflitto” col suo incarico di docente universitario, prima di firmare il contratto con la Lega da 240 mila euro (più del doppio del suo predecessore Paolo Dal Pino che aveva abbassato il suo stipendio a 100 mila). In una lettera a Gravina, Casini ha chiesto il rinvio della discussione sull’indice di liquidità: non sarà accontentato. Anche perché il tempo stringe. E dal 2024 criteri simili, persino più severi, saranno adottati dalla Uefa.

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Redazione Ilovepalermocalcio