L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul caos scatenatosi in Serie A a causa del rinvio delle partite dell’ultima giornata. Dopodomani, i venti presidenti dovranno mettersi d’accordo sul calendario delle 12 giornate che mancano e delle 10 partite rinviate a causa dell’epidemia. Se non troveranno una quadra – e per far quadrare il cerchio servirebbe un’armonia collettiva che al momento non esiste – la Lega rischia addirittura il commissariamento da parte della Figc. È stata l’improvvisa retromarcia del presidente dei presidenti Paolo Dal Pino, che giovedì aveva decretato le porte chiuse e sabato ha invece disposto il rinvio delle partite nelle regioni a rischio, a scatenare una guerra di potere rivendicata da posizioni di principio ma combattuta per interessi di bottega, sollevando una serie di sospetti incrociati sfociati in una polemica incomunicabilità e principalmente nel muro contro muro tra la Lega e l’Inter, mentre molti altri club, a partire da Brescia (che ha minacciato una richiesta risarcitoria) e Fiorentina, si sono messi sul piede di guerra. Si racconta anche di un Lotito imbestialito e di un De Laurentiis perlomeno perplesso. La Juve invece tace, quasi avesse raggiunto l’obiettivo di guardare gli altri scannarsi. Ora, l’ipotesi di lavoro più accreditata è che le sei partite non disputate in quest’ultimo turno (è saltata anche Sampdoria-Verona, fissata per questa sera, dopo che il presidente della regione Toti aveva disposto le porte chiuse) vengano giocate tra sabato e mercoledì prossimi al posto della 27esima giornata, facendo slittare di una casella l’intero calendario. A questo punto il 13 maggio, giorno del teorico recupero di Juventus- Inter, si giocherebbe il terzultimo turno. E dal penultimo (17 maggio), si tornerebbe finalmente alla conformazione originale, anche se resta da capire dove diavolo infilare Inter-Sampdoria, che una data possibile al momento non ce l’ha, a meno che i nerazzurri non escano da Europa League o Coppa Italia.