L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sugli arbitri di serie A.
L’abitudine che José Mourinho non ha perso è quella di dettare l’agenda del calcio italiano. Da quando ne ha fatto la propria bandiera sembra che tutti, a tutti i livelli, abbiano riportato al centro della discussione i protagonisti meno retribuiti: gli arbitri. Il primo effetto della nuova stagione delle polemiche sarà la nascita di un “intermediario”: l’ex arbitro Antonio Giannoccaro farà da raccordo tra l’Aia e i club per conto della Federcalcio. Un nome voluto dal presidente Gravina e che ha convinto tutti: debutterà a brevissimo, perché il pressing di chi ogni settimana si sente danneggiato si fa sempre più forte. E serve accelerare i tempi di un intervento peraltro già previsto.
Anche perché quella appena iniziata è una sorta di stagione zero: nuovo designatore dopo 4 anni, con Rocchi che ha sostituito Rizzoli; e nuovo presidente dell’Associazione arbitri addirittura dopo 12, con Trentalange al posto di Nicchi. Vogliono rendere più trasparente il mondo arbitrale: un progetto inizialmente nato e naufragato con l’intervista di Orsato a Novantesimo minuto , che ha reso evidente come, senza un controllo a monte, si finirebbe per esporre ogni settimana gli arbitri a un processo mediatico.
Ma la rivoluzione non è (ancora) morta. Aia e Figc lavorano all’ipotesi di un punto, il lunedì o il martedì, in cui spiegare un paio di episodi in maniera didattica. Una lezione di regolamento utilizzando i casi della giornata di campionato: non necessariamente i più discussi. Ma non solo: prima della fine del campionato, l’idea sarebbe anche più ambiziosa. Far sentire al pubblico a casa gli audio dei discorsi tra arbitro e Var per una decisione chiave. Difficile che accada in diretta: più semplice a posteriori, utilizzando le conversazioni salvate per scopi didattici (tutte le altre non vengono salvate). Un modo per “spiegare”, indirettamente, le scelte dei direttori di gara. E provare a togliere fiato alla polemica.