Repubblica: “Salemi, la festa di compleanno e il virus dilagò”

L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla zona rossa di Salemi. «Una situazione difficile, ma sono stato il primo a chiedere un intervento forte per evitare ulteriori contagi nel paese, che conta già ben tre focolai, dei quali uno molto esteso», dice il sindaco, che in questi giorni ha cercato in tutti i modi di tranquillizzare i concittadini ed evitare le cacce all’untore che finora hanno messo nel mirino una famiglia in particolare e una ragazza neo-diciottenne. Salemi diventa zona rossa, senza ancora saperlo, la sera del 5 marzo in un baglio tra Scopello a Castellammare del Golfo. Si festeggia un compleanno di una ragazza di Salemi che compie diciotto anni. Gli invitati sono 98, la sera precedente, il 4 marzo, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva firmato un’ordinanza che invitava a evitare affollamenti e chiedeva ai gestori dei locali di rispettare le distanze di un metro. Ma, come molte ordinanze di questi tempi, non era molto chiara. Alcuni locali annullano feste e ricevimenti, altri no, specie se ci sono spazi all’aperto. La festa di compleanno si fa. Trascorrono pochi giorni, e i primi ad accusare sintomi da coronavirus sono il padre e il nonno della ragazza. L’anziano risulta subito in grave condizioni e viene ricoverato a Trapani. Tampone, esito positivo. «Ci attiviamo subito, insieme all’Asp, per comunicare quanto avvenuto a tutti gli invitati alla festa e fare a loro dei tamponi», racconta Venuti. Alla fine in dodici risulteranno positivi, che si aggiungono ad altri casi isolati di coronavirus a Salemi: quelli di un imprenditore e di un sanitario che lavora all’ospedale di Castelvetrano.  A quota 21, la sola Salemi ha già la metà di tutti i contagi della provincia di Trapani. «Abbiamo cercato di ricostruire i contatti avuti da queste persone, anche se non abbiamo capito chi ha portato il virus in quella festa di compleanno — dice Venuti — comunque ho invitato subito tutti i cittadini a evitare tensioni inutili e stare a casa. L’unica cosa che chiediamo alle istituzioni è una maggiore velocità nel rendere noti i risultati dei tamponi: i primi “ positivi” ci sono stati comunicati a cinque giorni di distanza dal controllo, un tempo troppo lungo».