“Ormai si naviga a vista. Ogni giorno che passa potrebbe essere quello buono anche se, è ormai evidente, che la chiusura dell’affare Palermo non è così vicina. Anche chi è direttamente interessato non si sbilancia più nel dare previsioni su quando verrà messa la parola fine su questo che è ormai diventato un tormentone che sta sfiancando i tifosi rosanero. Non è azzardato dire che a questo punto il closing dovrebbe slittare di un mese rispetto alla data inizialmente indicata del 30 aprile. Se fosse così non sarebbe certo un dramma, ma il problema è che sulle scadenze non esistono certezze e l’unica cosa sicura è che le parti stanno trattando. Anzi, la certezza è che la trattativa non si svolge più in Italia, ma a Londra e che ormai a trattare non sono più Maurizio Zamparini e Paul Baccaglini in prima persona, ma l’esercito di avvocati e consulenti che stanno seguendo l’affare. Tutto sotto la lente d’ingrandimento della banca d’affari londinese che sta facendo da advisor e che, in questi ultimi giorni, ha spulciato i bilanci e tutti gli altri documenti finanziari legati alla società rosanero. Una società, ed è questo il nodo più importante da sciogliere che al momento rallenta la chiusura della trattativa, da un paio di settimane è in serie B e non in serie A e quindi ha un valore differente da quello che aveva a inizio marzo quando venne firmato il pre contratto tra Zamparini e Baccaglini. Insomma, un puro e semplice problema legato alla valutazione attuale del Palermo. Semplice non tanto visto che in ballo ci sono diverse decine di milioni di euro che fanno la differenza tra una società che gioca in serie A che, ad esempio, incassa diritti televisivi per quaranta milioni di euro e una che è in serie B che dalla televisione prende briciole e che potrà contare sui soldi del “paracadute” di 25 milioni (se in B andrà anche il Crotone, meno se retrocederanno Genoa o Empoli) che entreranno nelle casse solo alla fine della prossima stagione agonistica. La sensazione, anche di chi sta giocando questa partita, è che alla fine l’intesa verrà trovata magari a metà strada tra la richiesta e l’offerta. Se non altro perché a nessuno dei due protagonisti in campo conviene far saltare l’affare. Zamparini ha la necessità di vendere il Palermo perché per sua stessa ammissione non è più nelle condizioni finanziarie di gestirlo. È vero, ci sarebbe il paracadute di cui sopra, ma i problemi non verrebbero certo risolti dai 25 milioni che arriverebbero in futuro. Anche Baccaglini non può fare un passo indietro. Il manager, infatti, si è esposto talmente tanto che dire a tutti “abbiamo scherzato” sarebbe una rovina per la sua immagine di finanziere e darebbe fiato a chi ritiene tutta l’operazione un bluff. Inoltre, il Palermo, sia pure asset che rimarrà sganciato, è il primo di una serie di affari che Baccaglini e i suoi soci dovrebbero fare con il “Gruppo Zamparini”. Il fallimento della trattativa sul Palermo avrebbe un effetto domino che farebbe probabilmente saltare tutto il resto. Una eventualità che Zamparini, che da anni è alla disperata ricerca di soci per rilanciare le sue aziende, non può permettersi di prendere in considerazione.”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.