L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Palermo e la preparazione in vista del Sudtirol ripresa in città dopo il ritiro di Manchester.
Per Eugenio Corini, a Manchester, «sono state gettate le basi per le prossime 32 partite di campionato». Se parli con i giocatori, capitan Brunori in testa, in Inghilterra è nato un nuovo gruppo. Adesso però il Palermo è tornato a Boccadifalco è dovrà mettere a frutto il gran lavoro tattico dell’Etihad Campus. Cioè: trovare le geometrie e la fluidità del gioco in mezzo al campo e le alternative alla rete del suo bomber. Ma anche consolidare la difesa e, soprattutto, dimostrare che i giorni nella tana di Guardiola hanno fatto assemblare una squadra ancora alla ricerca della propria identità. Uscire dal rodaggio. Prima della sosta Corini ha predicato la calma. Adesso, in un mese, il Palermo avrà tre gare su quattro in casa (Sudtirol, Pisa e Cittadella) e servono i risultati. A Manchester, il tecnico è stato spesso silenzioso e riflessivo, anche nei momenti di relax come la visita allo stadio e allo spogliatoio. Dopo il test con il Nottingham è uscito allo scoperto: «Ho visto l’atteggiamento giusto in una gara che non sarà diversa da quella con il Sudtirol».
Non è un caso che il gol in terra inglese di Soleri, propiziato da una discesa sulla destra di Pierozzi, è proprio una di quelle situazioni tattiche ripetute fino allo sfinimento sul prato dell’Etihad. Ed è proprio da qui che il Palermo deve ripartire per superare il rodaggio. A cominciare dal centrocampo completamente rinnovato per il salto di qualità. Nel dopo Manchester, Stulac dovrà trovare le risorse mentali per prendere per mano la squadra, con lo stesso Corini che ha confidato come lo sloveno abbia la personalità per prendersi le sue responsabilità di fronte al “Barbera” pieno. Mentre Segre, che già sembra essere integrato alla perfezione nel gioco da mezzala, dovrà capitalizzare i suoi continui inserimenti in zona gol. Corini non ha avuto a disposizione Saric, forse il giocatore con più bisogno di entrare negli schemi, ma convocato dalla Bosnia. Eppure, si è “consolato” con Damiani, scelto come primo rincalzo e, soprattutto, con l’ex del City Claudio Gomes, che nei campi dove è cresciuto ha dato la sensazione di potere essere un’arma tattica in più: nessuno dei colleghi di reparto ha la sue caratteristiche di intenditore, con geometrie, inserimento, intelligenza tattica e tiro. Resta impressa l’immagine di Corini che grida «Claudio shoot!», e il francese che la mette nel sette all’incrocio dei pali.