L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla salvezza dell’Acr Messina.
Quando da bambino rincorreva un pallone nei campetti della città o andava in Curva Sud a tifare per la sua squadra del cuore, il messinese purosangue Giuseppe Rizzo sognava proprio di vivere una giornata così. Una giornata perfetta. Indimenticabile. Domenica, con un gol, il suo primo in maglia biancoscudata, il centrocampista giallorosso ha regalato al Messina la salvezza anticipata. E Peppe, come lo chiamano tutti, non ha trattenuto emozioni e lacrime: «Quando da bambino andavo al “Celeste” pensavo:
“Quanto vorrei giocare nel Messina, esultare sotto la curva e portare in alto i colori della mia città” – racconta il trentunenne centrocampista siciliano – Era un sogno». E Rizzo, domenica, con quel gol al Taranto, il suo sogno lo ha realizzato. «Ma non è stato solo un epilogo felice il mio – dice Peppe – Spero che questa sia solo la prima di una lunghissima serie di emozioni e gioie che voglio vivere a casa mia e regalare alla mia amata città».
Giuseppe Rizzo ha fatto tutta la trafila nel settore giovanile del Messina, ma dopo il fallimento della società, allora guidata dalla famiglia Franza, si trasferì alla Reggina. Appena sedicenne. Per lui 185 partite e 4 gol in serie B con Reggina, Pescara, Perugia, Vicenza e Salernitana, 21 presenze in Coppa Italia, 123 presenze e 2 gol in serie C con Reggina, Catania, Triestina e Pescara, e 11 presenze in serie A con il Pescara. Rizzo vanta anche 2 gare con la nazionale azzurra Under 21 di Ciro Ferrara, tra il 2010 e il 2011. Ma mai aveva vestito i colori della sua squadra del cuore.
Almeno fino allo scorso gennaio, quando il direttore sportivo peloritano, Marcello Pitino, lo ha chiamato per chiedergli di compiere quella che, fino a pochi mesi fa, sembrava davvero un’impresa assai ardua: salvare il Messina. E Peppe, nato e cresciuto al Villaggio Cep, non ci ha pensato due volte: «Non ho guardato soldi e classifica. Avevo solo un desiderio: vestire la maglia del Messina e salvare la squadra della mia città. Con il coltello tra i denti».