Andrea Rispoli è il capitano in campo del Palermo, e una delle poche ragioni per vedere le partite dei rosanero con un’unghia di speranza. Perché Rispoli, a prescindere dall’avversario che si trova di fronte, si tratti pure di Ghoulam o Alex Sandro, se la gioca (quasi) alla pari. In una stagione come questa non è cosa da poco. Allora, prendo spunto da qualche tua vecchia intervista. A quanto pare sei molto superstizioso. «Sono un tipo abitudinario, per cui tendo a ripetere certi gesti prima delle partite».Esempi? «A parte il segno della croce, che è un fatto religioso, faccio due saltelli veloci prima di entrare in campo. È nato così, per caso: una volta ho fatto due saltelli prima di entrare in campo e ho giocato un partitone clamoroso. Da quel momento lo rifaccio. Sono cose abbastanza diffuse, qualcuno magari ha manie più bizzarre, che so, tenere gli scarpini allineati o uno leggermente più avanti di un altro. Tutto qui. Diciamo che sono superstizioso senza esagerare».
So anche che non bevi e da poco sei fidanzato. Quali vizi ti rimangono? «Non bevo è un’esagerazione. Un bicchiere di vino ogni tanto lo bevo con piacere. Non ho vizi particolari. Mi piace molto mangiare, mi piace mangiare di tutto e mi trovo nella città giusta per farlo. Ovviamente nei limiti alimentari dovuti alla mia attività». Tu hai avuto una carriera un po’ anomala, secondo me. Credo che a Palermo nessuno ti possa dire niente, te la giochi sempre con tutti, sei anche un terzino molto moderno, per esempio dai il meglio di te negli ultimi venti minuti, grazie all’intensità atletica di cui disponi. E a memoria, giochi così da tanto tempo. Ricordo una parte della tua esperienza a Parma, quando hai avuto modo di giocare con continuità. O la magnifica stagione alla Sampdoria di Iachini. Ecco, dopo quella stagione io mi aspettavo ti confermassero, o che comunque qualche squadra di serie A medio-alta puntasse su di te. Invece sei ripartito da Padova. «Io mi ritengo una persona fortunata, perché faccio un mestiere stupendo, che mi permette oltretutto di guadagnare abbastanza da vivere bene. Sono molto fortunato. Detto questo, all’interno della mia carriera ho avuto un po’ di sfortuna. Alcuni momenti in cui, semplicemente, non tutti i tasselli sono andati nel posto giusto. Alla Samp dopo un girone d’andata brutto, eravamo quartultimi, con l’arrivo di Iachini abbiamo fatto quella cavalcata pazzesca fino ai play-off e alla promozione in A. Io feci un girone di ritorno clamoroso. Poi, per una serie di ragioni che è inutile stare a spiegare (La società e il nuovo direttore sportivo non confermarono Iachini, presero Ciro Ferrara e decisero di non puntare su Rispoli ndr) sono andato via. Ho fatto un anno a Padova, una bella esperienza, anche se forse è stato un rallentamento rispetto a come stava andando la mia carriera». E al Parma? «Al Parma all’inizio non giocavo, ma grazie al lavoro e agli allenamenti ho cominciato a farmi apprezzare. Il lavoro e la perseveranza alla fine pagano sempre. Poi a Parma è finita come è finita, e sono stato contattato dal Palermo, per volontà di Iachini e di Baccin. E posso solo ringraziarli, perché Palermo è stupenda e finora si tratta dell’esperienza professionale più importante della mia carriera, nonostante questa stagione stia andando male… ma non è ancora finita». Lo sai cosa pensiamo tutti? Che la prossima contro il Cagliari è l’ultima spiaggia. «Sicuramente è molto importante, ma non è l’ultima spiaggia. Abbiamo altre partite dopo: Bologna, Pescara, Genoa, Chievo. Finché c’è speranza noi dobbiamo giocarcela. Te lo ricordi l’anno scorso, no? A un certo punto ci davano tutti per morti. Ci siamo salvati. Basta una vittoria e siamo col fiato sull’Empoli». Quali luoghi ami di questa città? «Mondello, dove vivo ormai da quattro anni, ci sto magnificamente. Più che in città, mi piace stare in mezzo alla natura. Mi piace camminare vicino al mare, sentire la positività e l’energia naturale del mare. E poi ho un bel rapporto con la gente. Dovunque ti trovi, se gli altri riconoscono la tua serietà e il tuo impegno, ti rispetteranno. Questo vale ancora di più da queste parti, al sud. La gente mi tratta benissimo, mi apprezza. Mi trovo benissimo a Palermo, spero di restarci ancora a lungo, ora ho pure la fidanzata di qui… ma non è il momento di parlarne. Vedremo a fine stagione». Avevo letto della tua passione per la natura. Viaggi molto? «Sì, mi piace viaggiare. Quando trovo il tempo mi organizzo con qualche amico e parto. Ora comincerò a viaggiare con la mia fidanzata, e non vedo l’ora. Il viaggio più bello che ricordo è stato dieci anni fa, con tutta la mia famiglia, in Florida. Miami, Orlando. Luoghi fantastici. E poi eravamo tutti, mamma, papà, i fratelli piccoli. Un ricordo stupendo». A parte Palermo hai girato la Sicilia? «Un po’ sì. Nel poco tempo a disposizione. Mi sono piaciute molto Cefalù, Favignana, Taormina. Sono stato anche a Catania. Ma credo che il posto che mi ha colpito di più è proprio Taormina, stupefacente». Ci sono altri posti nella tua carriera a cui sei legato? «A Brescia, perché ci sono stato a lungo e perché è lì che la mia carriera ha cominciato a ingranare. E poi a Genova. Sono affezionatissimo a Genova, ai genovesi, ai tifosi della Samp. Ogni volta che torno mi accolgono con entusiasmo, si ricordano di me. Mi vogliono bene e la cosa mi piace molto». In una vecchia intervista ho letto che ti senti più indiano che cowboy. Vasco Rossi cantava “Non siamo mica gli americani, che loro possono sparare agli indiani”, uno dei versi più belli di sempre. So che sei anche un fan di Vasco. «Sì, ma non è propriamente esatto definirmi un fan, perché non sono un tipo che si lascia prendere da queste cose in modo maniacale. Mi piace molto ascoltare musica, ma non ho particolari predilezioni per qualche cantante. Vasco Rossi però è uno dei miei preferiti. Le canzoni più vecchie in particolare sono quelle che amo, pezzi come Albachiara»”. Questo quanto riportato da “La Repubblica”.