Repubblica: “Ricordi in rosanero. La mia partita del cuore. Et voilà, la “bicicletta”. Quando scoprimmo le magie di Chimenti”

L’edizione odierna di “Repubblica” per la rubrica “Ricordi in rosanero” riporta le parole di Pippo Russo. “Nessuno è preparato per vedere ciò che accade. E per un istante domina l’incredulità. Ma cosa ha fatto quel numero 9 che per la prima volta si presenta ai palermitani? Non c’è nemmeno il tempo di darsi una risposta perché il pubblico rosanero è già ai suoi piedi. Ai piedi di quel barese chiamato Vito Chimenti, il nuovo centravanti proveniente dal Matera che le cronache dal ritiro precampionato danno come prossimo idolo certo dei tifosi del Palermo. E Vito Chimenti, quel ragazzo tarchiato non ancora ventiquattrenne, sceglie il modo più sfrontato per prendersi il ruolo. Non soltanto una partita giocata a livelli altissimi, e nemmeno una doppietta contro una squadra di categoria superiore ( che pure viene messa a segno). Nossignori, lui esagera. E si gioca anche l’osso del collo. Pensa un po’ la figuraccia, se il colpo non gli riuscisse nel giorno della presentazione. Come minimo il pallone schizza in fallo laterale, e come massimo ci inciampi sopra e finisci spianato sull’erba. Epic fail.
E invece il colpo riesce. Palla che da dietro le spalle di Chimenti vola sopra la testa sua e di Sauro Catellani e plana oltre i due. Lì dove Vito Chimenti si trova già per addentrarsi nella metà campo napoletana. Quella cosa lì verrà chiamata ” bicicletta”. […] C’è ambizione, ma anche tanta voglia di tornare a vedere un calcio spettacolare dopo un’annata grigissima. Per questo la magia di Vito Chimenti galvanizza il pubblico di uno stadio che ancora è chiamato La Favorita, dato che la buonanima di Renzo Barbera è lì seduto in tribuna a godersi lo spettacolo da presidente. […] Infatti il pomeriggio di Vito Chimenti non si ferma lì e il gesto della bicicletta non è nemmeno il più eclatante. L’apice si tocca nel secondo tempo, quando ci si approssima all’ora di gioco. L’uomo in maglia numero 9 s’intestardisce a dribblare tre avversari, perde palla, ma non ci sta e la riconquista, dribbla di nuovo quei tre e dai venticinque metri scaglia una sassata di forza e velocità impressionanti verso la porta sotto la curva Nord. Il pallone è ancora quello cucito con esagoni bianchi e pentagoni neri, ma durante quella traiettoria non lo vede nessuno. Nemmeno Mattolini che infatti non abbozza la parata. Un attimo prima il pallone è venticinque metri laggiù dentro un mischione, un attimo dopo è in fondo al sacco”.