Repubblica: “Riapertura confini, Ricciardi: «Ok, ma non a chi ha lasciato propagare l’epidemia»”

L’edizione odierna di “Repubblica” si è soffermata sulle parole di Walter Ricciardi, consulente per le questioni internazionali del ministero alla Salute e rappresenta l’Italia nel consiglio esecutivo dell’Oms.


Sarebbe giusto riaprire le frontiere europee in questo momento?
«È giusto farlo con ponderazione. Bisogna sempre avere lo sguardo alla circolazione del virus. Non ci sono problemi se si tratta di Paesi che hanno una situazione epidemica simile, e comunque con una circolazione contenuta. Ma è giusto chiudere a quegli Stati che non hanno preso misure tempestive di contenimento, hanno lasciato che la curva epidemica si alzasse e hanno ancora una circolazione del virus di piena intensità».


Cina e Usa hanno situazioni diverse?
«Sì, la Cina ha fatto una strategia di contenimento mentre gli Usa hanno lasciato dilagare l’epidemia e in alcuni casi allentato misure di contenimento, peraltro blande, prima che la curva epidemica si appiattisse. Ci sono stati Usa in piena crescita esponenziale dei contagi».


I dati della Cina sono credibili?
«Secondo me sì. Nessuno può essere certo al 100 per 100 ma la Cina in questo momento non avrebbe alcun interesse a truccare i dati. Avrebbe solo da perdere se fa una cosa del genere».


Quanto devono durare le chiusure all’ingresso da altri Paesi?
«Come abbiamo sempre detto, la curva è bisettimanale, quindi si valuta la situazione di due settimane in due settimane e si possono riconsiderare le decisioni prese, che sono per loro natura dinamiche».


E chi arriva da Paesi dove l’epidemia non è in corso o è quasi
esaurita?

«Dobbiamo comunque controllare gli accessi. Si chiude ai Paesi che hanno ancora tanti casi, ma chi proviene dal resto del mondo non deve passare le frontiere senza verifiche».


Talvolta sembrano non esserci grandi differenze tra chi ha fatto il lockdown e chi non l’ha fatto.
«Chi non ha preso misure di contenimento è maggiormente in difficoltà. E ha avuto più morti evitabili. Inoltre, dal punto di vista economico chi non ha fatto il lockdown ha comunque avuto danni».


L’Italia però ha avuto tanti contagiati e morti malgrado il lockdown.
«Perché è stata la prima ad essere colpita e in un modo sfortunato. I casi all’inizio sono rimasti sottotraccia e poi si sono concentrati sull’ospedale, che è diventato un luogo di propagazione. Se non chiudevamo saremmo stati nelle stesse condizioni degli Usa».

Come vanno interpretati i focolai di questi giorni?
«Siamo in una fase prevista e prevedibile, successiva a quella con più contagi. Ci sono e ci saranno focolai limitati ed è fondamentale tenerli sotto controllo appena si presentano per evitare che diventino nuovamente un’epidemia».


Perché chi è colpito adesso ha pochi sintomi?
«Il decorso clinico è più favorevole intanto perché le positività sono intercettate precocissimamente. E poi i colpiti sono giovani. Il guaio è se queste persone infettano i nonni».


Lei crede in un effetto Spagnola, con un nuovo boom di casi dopo l’estate?
«No perché siamo e dobbiamo essere preparati ad evitarla. E la situazione oggi è molto diversa. Socialmente ed economicamente visto che allora c’era appena stata un guerra mondiale. Nel nostro caso dobbiamo evitare che una seconda ondata diventi come la prima e abbiamo tutti gli strumenti per farlo: ci dobbiamo comportare bene, osservando il distanziamento e le mascherine perché il virus circola ancora. Se poi siamo in grado di tracciarlo, intercettando chi si infetta, non abbiamo davanti scenari apocalittici».