Revisione sì, abolizione no – scrive l’edizione odierna di “Repubblica”.
Il Reddito di cittadinanza presto sarà ritoccato, corretto, rafforzato, mirato. Per arrivare ai più poveri tra i poveri: possibile anche una fusione col Rem, il Reddito di emergenza. E per collegarlo in modo stringente alla formazione scolastica di base e alle politiche attive di riqualificazione professionale. Ma il governo non ha alcuna intenzione di togliere un sostegno da 581,39 euro al mese a 1 milione e 213.793 famiglie, corrispondenti a 2 milioni e 860.854 persone che lo ricevono. Numeri raddoppiati nel primo anno di pandemia e che purtroppo non si sgonfiano.
Il compito di fare il tagliando al Reddito spetta ora al ministro pd del Lavoro Andrea Orlando che in realtà ci lavora dal 23 marzo, poco dopo l’insediamento del governo Draghi, quando ha istituito il Comitato scientifico per la valutazione del Reddito presieduto dalla sociologa Chiara Saraceno e partecipato da docenti, esperti e rappresentanti di Inapp, Anpal, Inps, Caritas.
Il Comitato sta lavorando su limiti e paradossi del Reddito, ne metterà in evidenza distorsioni e “inefficacia allocativa” per via dei requisiti di accesso alla misura non tutti ben congegnati, alcuni troppo stringenti: come la residenza di 10 anni per gli extracomunitari, il moltiplicatore troppo basso per le famiglie numerose che in scala prendono meno dei single, il patrimonio pesato due volte, l’assenza di differenziazione regionale con il Nord penalizzato, ma non privo di sacche dilaganti di povertà.