Repubblica: “Quando si potrà riaprire? Il governo resta prudente, mentre Renzi accelera”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle ipotesi di riapertura del paese. «Riaprire tutte le attività al più presto per evitare il fallimento del sistema Italia»: l’appello di Matteo Renzi apre il dibattito su come, e quando, far ripartire il motore produttivo del Paese garantendo le adeguate misure di sicurezza per i cittadini. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese dice che «se andiamo a vedere i dati di ieri, mi viene da pensare che la data del 3 aprile sia troppo ravvicinata per dire che verrà riaperto tutto». La situazione – aggiunge la ministra dell’Interno a Maria Latella a Sky Tg24 – è seguita a vista e quindi le decisioni verranno prese man mano che la situazione sarà più tranquilla come numeri di decessi e contagi». E il premier Giuseppe Conte, in serata, conferma che per la ripresa dell’attività scolastica ci vorrà tempo («Non si ripartirà di certo il 3 aprile») però la riflessione sul riavvio delle fabbriche è aperta: «Ci confronteremo e valuteremo: dall’inizio della settimana cominceremo a lavorarci. Ma l’obiettivo è sempre la salute dei cittadini». Gli scienziati sono contrari alle accelerazioni, anche se qualcuno ammette che il tema della ripresa delle attività produttive va posto. «In questo momento la situazione è ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve», dice il virologo Roberto Burioni. Critico anche il collega Fabrizio Pregliasco: «Pensare di riaprire le scuole è prematuro. È giusto pensare al futuro ma serve molta attenzione ». «Renzi dalla tragedia di Bergamo non ha imparato proprio nulla», dice Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe. Pierluigi Lopalco, docente ordinario di Igiene all’Università di Pisa, dice che è giusta un riflessione: «Renzi pone una questione seria ma serve una strategia». «Dobbiamo seguire il modello tedesco. Riaprire il Paese in massima sicurezza e blocchi. la chiave è la strategia da fare adesso per delucchettare il Paese. Le reazioni sono le solite – sbotta Renzi – prima dicono “è matto” poi “ha ragione”. A meno che – è il ragionamento – non si voglia lasciare un Paese chiuso in casa con il reddito di cittadinanza e magari con la patrimoniale. Sarebbe la morte civile».