L’edizione odierna de “La Repubblica” riporta le dichiarazioni di alcuni esperti sull’arrivo del picco del Coronavirus in Italia. Vespignani, professore di Informatica e Fisica alla Northeastern University di Boston dove dirige il Network Science Institute, ne è convinti «perché le misure messe in campo sono estremamente aggressive ». «Il picco ci sarà alla fine di questa settimana con 30-40mila contagiati», gli fa eco il farmacologo Silvio Garattini del Mario Negri. E però Massimo Galli, primario delle Malattie infettive del Sacco di Milano, dice invece di temere che «il picco non sia imminente. Gran parte di quello che stiamo vedendo sono persone con infezioni chiaramente manifeste contratte una o due settimane fa. Ci sono tantissime infezioni con pochi sintomi che in Lombardia non vengono sottoposte a test ma potrebbero comunque partecipare alla diffusione ulteriore dell’infezione ». Dunque non tutta la comunità scientifica è concorde. Ecco perché. Il picco è prevedibile? «No e comunque non ora», spiega Enrico Bucci, professore di Biologia dei sistemi alla Temple university di Philadelphia. «Ce ne accorgeremo quando la curva dell’epidemia cambierà concavità. Per ora continua a crescere in modo esponenziale». Ci saranno picchi diversi? Sì ed è persino auspicabile. «Ci auguriamo picchi molto bassi in ogni regione, in modo che i diversi sistemi sanitari non siano sottoposti a un grande stress contemporaneamente », conferma Bucci. Tutte le regioni sono sfasate di alcuni giorni rispetto alla Lombardia: l’Emilia Romagna di 7-8 giorni, il Veneto di 14, il Piemonte di 15-16, le Marche di 16. E quindi anche il picco arriverà in ritardo e sarà condizionato dagli effetti delle misure del governo. A meno che la situazione di alcune aree (per esempio Puglia e Sicilia) non risulti aggravata dai rientri in massa di chi è fuggito dal Nord. Vittorio Demicheli è l’epidemiologo della task force della Lombardia. «Questo weekend capiremo dove si va: mi auguro un picco grosso solo da noi, seguito da un rallentamento, e poi dei picchi più piccoli nel resto del Paese». Dopo saremo liberi? Il picco andrà accolto con soddisfazione ma non come una liberazione. Dopo infatti inizierà una lunga fase di attesa della fine dei contagi. E non basterà. «Finché non sarà trovata una terapia specifica per il Covid-19 — avverte Walter Ricciardi, membro del Comitato scientifico della Protezione civile — bisognerà comunque allentare i contatti. L’Oms dice che bisogna aspettare due periodi di incubazione senza nuovi casi prima di essere fuori dall’emergenza, ma dopo resteremo con larga parte della popolazione ancora suscettibile alla malattia. Il virus teoricamente potrà tornare a colpire. Credo che anche qui potrebbero essere usate strategie di tracking tecnologico come quelle adottate in alcuni Paesi».
Demicheli la vede in modo simile. «Appena il numero dei casi diminuirà bisognerà fare tamponi per controllare quale diffusione ha avuto nel nostro Paese la malattia. Poi si dovrà continuare a controllare bene le malattie di origine respiratoria per essere pronti a intercettare eventuali nuovi casi di Covid- 19».