Repubblica: “Quando Caracciolo ricorse agli amuleti per provare a segnare. Domani col Brescia i rosanero ritrovano l’erede mancato di Toni, che ha sposato Miss Palermo”
L’edizione odierna de “La Repubblica” ha analizzato il prossimo avversario del Palermo, il Brescia dell’ex rosa Caracciolo. Ecco quanto si legge:
“Galeotta fu una cena a base di pesce e una cremolosa a piazza Alberico Gentili. Fu proprio fra una spigola al cartoccio e un gelato che il direttore sportivo del Palermo di allora Rino Foschi e il suo collega del Brescia Gianluca Nani raggiunsero l’accordo per il trasferimento di Andrea Caracciolo in rosanero. Solo il senno di poi avrebbe spiegato che la lunghissima trattativa e un accordo che non arrivava mai potevano essere interpretati come un segno del destino. Quell’affare, insomma, per gli déi del calcio non doveva andare in porto. Per la verità forse è convenuto più al Bresca che domani ospiterà il Palermo potendo contare ancora una volta sul suo attaccante- capitano che ai rosanero e al giocatore stesso. Già, perché il club di viale del Fante lo acquistò per quasi 10 milioni di euro (7,5 milioni di euro più il cartellino di Davide Possanzini) e Caracciolo non riuscì mai a entrare nel cuore dei tifosi rosanero. Sarà forse per questo che quando vede le maglie del Palermo trova la via del gol con facilità: in cinque partite da avversario ha già segnato tre volte. L’ultimo proprio in occasione della partita che i rosanero hanno giocato a Brescia, nell’ottobre del 2013, nell’ultimo campionato di B disputato dai rosanero (partita che per la cronaca finì 1-1 grazie al pareggio di Belotti). Eppure le premesse per un matrimonio con i fiocchi c’erano tutte: Caracciolo da campione d’Europa Under 21 ritrovava i compagni d’azzurro Zaccardo e Barzagli ed era convinto di comporre con Luca Toni una coppia di tutto rispetto. In realtà gli toccò l’ingrato compito di rimpiazzare la punta che in due anni aveva fatto 50 gol. E fu proprio questo peso a complicargli la vita. Al punto che nella prima conferenza stampa in ritiro, quando all’improvviso uno di quei sonagli che si appendono sulle porte d’ingresso, agitato dal vento, iniziò a tintinnare, lui non perse l’occasione per esclamare «Ecco, questo è il fantasma di Toni che si fa sentire ». Delle due stagioni rosanero i ricordi sono forse più negativi che positivi. Però quei pochi sono di alto livello: come il gol vittoria in coppa Uefa all’Upton Park, sul campo del West Ham di Tevez e Mascherano. Per il resto Caracciolo non riusciva proprio a scrollarsi di dosso l’idea che la causa di tutto fosse una maledizione. Nel calcio la scaramanzia tocca livelli altissimi, lui riuscì anche ad andare oltre: dal corno rosso che iniziò a portare con sé ovunque, fino alla cordicina rosso che qualcuno gli consigliò di legare attorno ai genitali prima di scendere in campo. A dargli il colpo di grazia, nella seconda stagione in rosanero, fu l’arrivo di Amauri. Prendeva ogni segno negativo come un cenno del destino. Tanti pali, poche reti e infortuni incredibili: come quello alla vigilia della partita contro l’Ascoli quando si fratturò una falange del dito del piede scivolando nella doccia della sua stanza d’albergo. Lo chiamano l’Airone, ne ha uno tatuato sulla gamba, per il suo modo di esultare. Un’abitudine presa a Brescia dove ha festeggiato molto più spesso che in altre parti d’Italia: in due anni in rosanero ha realizzato 14 gol in 62 partite, a Brescia ha già messo a segno 167 gol in 382 partite. In fin dei conti, però, Palermo non è stata del tutto un’esperienza negativa. Sua moglie, infatti, è palermitana ed è stata Miss città di Palermo. Però, manco a dirlo, si sono conosciuti e innamorati a Brescia e sposati a Milano nel 2007, dovein cui le aveva chiesto la mano arrivando in sella a un cavallo bianco”.