Repubblica: “Qatar. I Mondiali con l’aria condizionata”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul mondiale in Qatar 2022.
Le teste delle gru si alzano e abbassano nella pancia polverosa del deserto. Incessantemente. In quella che fino agli anni ’80 era solo una lingua di sabbia di 11571 chilometri quadrati (poco più grande dell’Abruzzo) e dove si pescavano perle, il Qatar ha tirato su il suo sogno. Diventare la culla della modernità nel Golfo Persico. Sport, arte e scienza, oltre a moda e lusso, le leve per aprire un Paese dalle solide radici islamiche verso nuove frontiere. Lo sport soprattutto è stato ed è un ago puntuto attraverso il quale questo Paese di 2,6 milioni di abitanti (ma solo 350 mila cittadini) ha tessuto il suo pedigree internazionale spostando equilibri anche geopolitici. Anche trascurando, troppo, diritti dei lavoratori e umani.
Oggi a Doha, dove Valentino Rossi è un idolo anche ai suoi quattro successi in MotoGp, si corre il primo Gran Premio della storia della Formula 1. Oggi, tra un anno, la partita inaugurale dei Mondiali di calcio 2022. La nazionale di Roberto Mancini campione d’Europa ancora non si è qualificata, play off a marzo. Ma a cominciare dalla famiglia dell’emiro, voce importante nel football che conta in Europa compreso Paris Saint Germain dopo l’acquisizione della squadra da parte del fondo sovrano nazionale, al cameriere in un ristorante libanese nel Souq Waqif, cuore della città, tutti escludono di poter fare a meno degli azzurri. « No way, we need you , forza azzurri» dice Aamir, servendo hummus con melograno.