L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulle ansie dei siciliani rientrati dal Nord Italia. Tutte le ansie dei siciliani sul Coronavirus confluiscono in tre stanze al primo piano di un palazzo di via Mariano Stabile. Qui, nella sede della Protezione civile regionale, diciotto persone a turno rispondono alle chiamate del numero verde messo a disposizione per l’emergenza ( 800 458787). I telefoni non smettono di squillare e loro, gli operatori, alzano la cornetta e rassicurano. «Devo tornare da Milano, al rientro devo fare la quarantena?», chiede una studentessa siciliana. Questa è una delle domande più frequenti fra le oltre cinquemila telefonate ricevute da quando il 25 febbraio sono state attivate le ottanta linee telefoniche destinate all’emergenza. «No — risponde una volontaria — deve avvertire il suo medico soltanto se ha sintomi». Caso diverso per chi viene dalle zone rosse: ha l’obbligo di comunicazione al servizio sanitario, prima di essere posto in quarantena. C’è chi si preoccupa per gli animali domestici e chiede: «Posso continuare a tenere cani e gatti a casa?». E chi vuole sapere: «Dove possiamo lasciare i bambini, visto che siamo tutti e due influenzati?». I ritmi sono altissimi. Ci sono fasi di picco in cui arrivano 150 chiamate a operatore. «Adesso siamo in un momento di tranquillità», dice un’addetta dalla sua postazione. «Dove posso comprare un tampone per vedere se sono positiva?» , è l’interrogativo che pone una pensionata. «Signora, da nessuna parte». «Sono incinta, rischia qualcosa il bambino?», è la preoccupazione di una donna. Nella sala operativa, in cui un grande schermo domina una parete, sono presenti anche due medici per assistere gli utenti più allarmati. « Starnutisco, che devo fare?», chiede una voce maschile. «Chiami il medico di base che, se lo riterrà opportuno, contatterà l’ospedale. Quindi partirà la procedura di controllo». Un’altra telefonata: «Sono tornato dal Nord e la mia azienda, prima di rientrare al lavoro, vuole il certificato medico». Sono in tanti a porre questo interrogativo, al quale gli operatori rispondono che «non la possono obbligare, ma prenda contatto con il suo medico di base».