L’edizione odierna de “La Repubblica” dedica un pezzo a Davide Possanzini, che da ex rosanero adesso si ritrova sulla panchina del Palermo da vice-De Zerbi, ma contro il Napoli, grazie alla squalifica dell’ex Foggia, siederà da primo allenatore. Ecco quanto si legge: “«Mi piacerebbe che il mio futuro fosse ancora rosanero. A Palermo mi sono trovato molto bene». Quando il 13 maggio del 2005 Davide Possanzini rilasciava queste dichiarazioni a “Repubblica” non poteva certo immaginare che il suo desiderio un giorno si sarebbe avverato. Con dodici anni di ritardo, ma si sarebbe avverato. All’epoca Possanzini era un attaccante reduce da un brutto infortunio al ginocchio che tornava a disposizione dell’allenatore Guidolin per le ultime tre partite di campionato. Oggi Possanzini dal campo è passato alla panchina dove svolge il ruolo di vice di De Zerbi e, per uno strano gioco del destino, sabato guiderà la squadra rosanero nel match contro il Napoli. De Zerbi, infatti, deve scontare un turno di squalifica rimediato nella finale dei play off di Lega Pro contro il Pisa e per Possanzini c’è la possibilità di cancellare in una sola notte il ricordo della sua prima vita in rosanero. Una esperienza umanamente bella ed esaltante, ma calcisticamente deprimente. Arrivato a Palermo nel mercato di gennaio del 2005 dell’allora deiesse Rino Foschi, in rosanero Possanzini ha giocato soltanto due partite per un totale di settantaquattro minuti. Venti nella gara persa al “Barbera” contro l’Inter per 2 a 0 quando l’attaccante preso il posto di Terlizzi al venticinquesimo della ripresa. Cinquantaquattro nella vittoria in trasferta per 2 a 1 a Firenze. Una gara che Possanzini potrà tranquillamente mettere nel suo album dei ricordi tristi perché al nono della ripresa si fece male. Rottura del menisco del ginocchio sinistro, intervento chirurgico, tre mesi di stop e addio alla maglia rosanero. Possanzini, infatti, a fine stagione verrà ceduto al Brescia nell’operazione che porterà Caracciolo a Palermo. Il Palermo di Possanzini era stato da poco acquistato da Zamparini ed era appena tornato in serie A. Un Palermo che da quell’anno in poi avrebbe frequentato stabilmente la Coppa Uefa prima e l’Europa League dopo. Un Palermo che aveva in squadra cinque futuri campioni del mondo come Toni, Grosso, Barzagli, Zaccardo e Barone. Una rosa nella quale c’era gente come Corini, Zauli, Santana, Brienza, Morrone, Mariano Gonzalez. Un Palermo che aveva 32.847 abbonati. Un Palermo che teneva un allenatore, Guidolin, per più di una stagione Insomma, un Palermo lontano da quello attuale. «Dell’esperienza del 2005 ho ricordi bellissimi, seppur contrastanti perché l’infortunio è stata una delusione – dice Davide Possanzini oggi – Ero tornato a giocare in A, facevo parte di una squadra forte. L’allenatore mi mise subito dentro ma l’infortunio mi ha condizionato. Dal punto di vista della tifoseria e delle persone che lavorano qui, però, non posso lamentarmi. Mi hanno dato tanto affetto che spero di poter ricambiare». Dopo l’infortunio la vita calcistica di Possanzini ha avuto altri due momenti topici. Il primo nel 2009 quando il Tas gli affibbiò una squalifica di un anno per mancata collaborazione con i medici dell’antidoping. Una squalifica ingiusta e surreale annullata poi dopo sei mesi. Era successo che Possanzini, allora giocatore del Brescia, insieme al compagno di squadra Mannini, era arrivato tardi al controllo antidoping perché rimasto chiuso nello spogliatoio a subire la sfuriata dell’allora allenatore del Brescia Cosmi. Insomma, Possanzini ha passato mesi d’inferno per una pipì fatta in ritardo. L’altro momento decisivo della sua vita calcistica è stato a luglio 2012. Possanzini gioca con la Cremonese, ma le visite mediche evidenziano una fibrillazione atriale. Per Davide è la fine della carriera e l’inizio di una nuova vita. Quella in panchina. Prima nelle giovanili del Brescia poi a Foggia con De Zerbi, l’incontro che cambia il destino professionale dell’ex numero 14 del Palermo. «Di De Zerbi posso parlare solo bene – dice – Abbiamo un rapporto umano ottimo e tanti punti in comune. Ci accomuna la passione per il calcio. Lo abbiamo capito nel corso degli anni nei quali abbiamo sviluppato la nostra conoscenza. Lui ha tante qualità importanti». Sabato toccherà a Possanzini. In quello che dodici anni fa per pochi giorni è stato il suo stadio e che adesso è tornato ad essere casa sua. «Le sensazioni di adesso sono buonissime – dice – È una bella avventura che siamo pronti ad affrontare con entusiasmo e ottimismo»”.