Repubblica: “Petkovic contro Lapadula, la sfida per la A passa dai loro gol”

Pescara e Trapani sono due città che hanno in comune un bel lungomare in pieno centro, ma come squadre hanno davvero poco di simile. Imparagonabile il blasone, diverso il modulo di gioco, due allenatori distanti per età: Oddo ha l’entusiasmo del novizio, Cosmi possiede un’esperienza straordinaria. L’elemento tecnico comune è la presenza di un attaccante capace di essere il valore aggiunto, di scardinare con una sola giocata le difese avversarie. Gli occhi saranno puntati soprattutto su Gianluca Lapadula e Bruno Petkovic. L’esplosione di Lapadula è stata straripante: 27 reti realizzate in campionato e 2 nei play-off dimostrano quale sia la sua attitudine da realizzatore. Unisce qualità tecniche di primo livello a grande concretezza: è singolare che nessuno si sia accorto del talento di questo ragazzo, che ha vagato in lungo e in largo per l’Italia, vestendo le maglie di Pro Vercelli, Ivrea, Atletico Roma, Ravenna, San Marino, Frosinone e Teramo. Prima di questa stagione, per lui solo 9 presenze in serie B con il Cesena e addirittura un’avventura nel campionato sloveno, con il Nova Gorica (28 presenze e 11 gol). Nato a Torino, Lapadula ha forti radici materne peruviane, tanto che avrebbe l’opportunità di scegliere proprio la nazionale sudamericana. Nello scorso mese di febbraio, il commissario tecnico della nazionale Gareca volò in Abruzzo, per provare a convincerlo. Intanto, Juventus e Lazio si stanno facendo concorrenza per portarlo via da Pescara. Rappresenta il naturale terminale offensivo di una squadra che in lui ha trovato un uomo capace anche di piazzare pregevoli assist. L’assist, invece, è il marchio di fabbrica di Bruno Petkovic, ventunenne attaccante granata che sta stupendo tutti. Martedì scorso, la sua assenza nel match di ritorno contro lo Spezia ha tenuto con il fiato sospeso un’intera città. Il suo modo di essere decisivo è molto diverso da quello di Lapadula. È vero che ha anche realizzato due reti di testa da attaccante d’area (in tutto, è andato a segno 7 volte con la maglia granata), ma gioca sempre per la squadra. La sua caratteristica principale, infatti, rimane quella di tornare indietro, cercare lo spazio fra le linee e smazzare passaggi vincenti per le mezzali o per chi sta al suo fianco in attacco. Una predisposizione amata dai compagni, che lo ha fatto accettare di buon grado al gruppo, nonostante qualche indolenza. La sua presenza regala sicurezza e un ventaglio di soluzioni offensive ampiamente maggiore. Nelle ultime settimane, il ginocchio sinistro gli si gonfiava dopo ogni partita, comportando dolore e fatica ad allenarsi. Lunedì scorso, la decisione: visita specialistica a Pavia e niente match di ritorno della semifinale. La diagnosi è stata confortante: c’è solo un menisco “pizzicato”, che causa fastidio successivo allo sforzo. Petkovic, quindi, sarà arruolabile per le due partite della storia. Per mettere a posto quel ginocchio, ci sarà tempo dopo la gara di giovedì prossimo. Magari, prima di trasferirsi alla Juventus, al Torino o al Bologna, che lo stanno corteggiando insistentemente. La finale per la serie A si giocherà ancora con la formula di andata e ritorno. Domenica all’Adriatico (ore 20.30) e giovedì 9 secondo match al Provinciale. Dopo il largo successo contro il Novara, a Pescara si sentono quasi in serie A. Il Trapani non fa paura, nonostante sia reduce da diciotto partite senza sconfitte e abbia raggiunto una maturità convincente. Non è una storia nuova, in verità. Anche durante il campionato, la sensazione è sempre stata che il Trapani non abbia mai suscitato particolari timori: più di un allenatore è saltato proprio dopo aver perso contro la formazione granata. All’inizio, Serse Cosmi si indispettiva un po’ di tutto questo. Poi forse ha iniziato ad apprezzare questa atmosfera, valutandola per quello che è: un piccolo, ma reale vantaggio”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.