L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul derby tra Palermo e FC Messina, riportando le dichiarazioni dei rispettivi tecnici. Pergolizzi afferma: «Dobbiamo fare l’essenziale. Sarà una partita difficile e a fare la differenza potrà essere la strategia. Noi stessi siamo il nostro problema più grande. Con rispetto per il Messina, il Palermo deve essere preoccupato solo del Palermo stesso. Ma se abbiamo consapevolezza del lavoro che abbiamo fatto fino ad ora e vinciamo i duelli in mezzo al campo probabilmente vinceremo anche la partita. Quello a cui tengo di più è che i giocatori siano attenti e preparati nel leggere i momenti della partita. Lucca? È un giovane, classe 2000, che può darci una mano. Ma deve crescere e non va caricato di responsabilità. Ha delle qualità, ma si deve dare da fare subito per mettersi a disposizione della squadra. Il tempo è poco e il campionato è già a buon punto». Crivello terzino può essere una soluzione? «Crivello è un’alternativa, ma non l’unica. Chi ha giocato meno sta dando il suo contributo. Quello che conta non è tanto se la difesa sarà a quattro o a tre, ma cambiare anche in corsa. Siamo preparati a farlo». Dopo Ragusa si è lamentato per l’atteggiamento dei suoi. Cosa ha detto alla squadra? «Quando i punti pesano il timore può subentrare. Ma più che la paura di prendere gol dopo essere passati in vantaggio dobbiamo preoccuparci di fare la seconda rete. Se attacchiamo in maniera giusta automaticamente ci difendiamo meglio e rischiamo meno». La società in settimana si è schierata dalla sua parte contro gli odiatori da tastiera che sono arrivati al punto di augurarle la morte. Come ha vissuto questo episodio? «Non ne vorrei parlare, perché penso che dobbiamo parlare solo di calcio, del tifo e del Palermo. Preferisco parlare di tutto ciò che circonda Palermo, che è una bella città, con bella gente, con tifosi calorosi e del fatto che allo stadio vedo famiglie intere con i figli. Questo è il bello del calcio. Il resto lascia il tempo che trova e non serve. Non è calcio. La società l’ho sempre avuta vicino e mi fa piacere. Ma so che quello che serve sono i punti: contano i risultati per un allenatore. La pacca sulle spalle fa piacere, ma non fa classifica».
A Messina, Gabriele afferma: «È una gara che abbiamo preparato come tutte le altre. Noi stiamo attraversando un buon momento e cerchiamo continuità, consapevoli dello spessore dei nostri avversari». Che Palermo si aspetta? «Una squadra che credo che contro di noi ci tenga a dare un segnale forte al campionato. Mi aspetto un Palermo determinato e fortemente aggressiva. Un periodo di flessione credo sia fisiologico, accade a qualunque squadra, in qualsiasi campionato, ma il Palermo a più riprese ha dimostrato una solidità impressionante. Parliamo di una formazione che ha subito appena due reti nelle ultime sei partite, la miglior difesa del campionato». Nelle ultime giornate l’Fc Messina ha un roulino di marcia invidiabile. Cosa è cambiato rispetto al passato? «Allenarci per tutto il girone d’andata tra Milazzo, Giammoro e Taormina non è stato per niente semplice. Adesso poterci allenare in città è per noi un grande vantaggio e spero che i messinesi al nostro seguito possano essere sempre più numerosi. Stiamo esprimendo un bel calcio e l’affetto della gente ci può fare solamente piacere». Questa settimana sono tornati ad allenarsi con la squadra il fantasista sudamericano Ezequiel Melillo e soprattutto il bomber Paolo Carbonaro. Come stanno? Ci sono possibilità di vederli entrambi dal primo minuto? «Entrambi stanno bene, giovedì hanno preso parte all’amichevole. Sono felice di averli a disposizione, bello avere problemi di abbondanza. È possibile che possano partire dal primo minuto, sicuramente Carbonaro ha qualche chance in più di giocare dall’inizio». Con lei in panchina, 2.5 punti a partita. Una media da capolista. Dove può arrivare il Football Club Messina? «Non so dove potremmo arrivare, così come non penso alla possibilità di riaprire il campionato. Conterà solamente scendere in campo con la mentalità giusta, senza caricarci troppo, ma con grande concentrazione. Con i piedi per terra, ma con l’obiettivo di conquistare un risultato positivo».