L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Trapani e la vendita del club di basket.
Trapani inciampa su se stessa. Sullo sport che da sempre ha tradizione, il basket, e appassiona anche nei periodi in cui il calcio naviga in un totale e grigio anonimato. Spiace che l’epilogo del cambio di proprietà della Pallacanestro Trapani sia rotolato su un piano inclinato di accuse e minacce reciproche. Eppure, appena qualche settimana fa, i due protagonisti della vicenda, gli imprenditori Pietro Basciano (venditore) e Valerio Antonini
(acquirente) si erano seduti fianco a fianco e avevano ufficializzato il passaggio di consegne fra sorrisi e applausi.
Cosa è successo poi? Necessitano un chiarimento le norme che regolano la vendita del titolo di un club di A2. Prima della cessione, infatti, è previsto che il venditore iscriva la squadra al campionato e proceda successivamente al trasferimento del titolo stesso. Affinché l’iscrizione venga accettata, è indispensabile che siano rispettati alcuni parametri. Prima di tutto, i tesserati (atleti, allenatori, dirigenti) devono firmare le cosiddette “liberatorie”, documenti che attestano di aver ricevuto i pagamenti di tutte e dieci le mensilità.
Poi, alcuni indicatori del bilancio devono essere valutati positivamente dalla Comtec, l’organo di controllo. Infine, in presenza di un debito con l’erario, deve essere dimostrata la richiesta di rateizzazione. Già da una settimana, in città, correva voce che la vecchia gestione non garantisse i requisiti richiesti. Pian piano, le voci sono diventate una vera notizia, esplosa a seguito di una lettera dei “Trapanesi Granata”, gruppo storico di tifosi di basket, in cui si chiedevano chiarimenti alle parti in causa. La prima risposta è giunta da Valerio Antonini, che ha espresso «grande fiducia e convinzione che l’attuale proprietà, sotto la supervisione del Comune di Trapani, sarà in grado di trovare una soluzione positiva alla situazione attuale».