L’edizione odierna di “Repubblica” parla della situazione legata all’emergenza Coronavirus. Per gli infettivologi non ci sono dubbi: «L’unico rischio per la Sicilia può venire da fuori» . Ma il mondo del turismo insiste: «Se non si riaprono le frontiere, moriremo di fame». Due visioni che in questi giorni si stanno scontrando. «Bisogna evitare che soggetti provenienti da regioni con indice di trasmissibilità molto alto entrino in contatto con cittadini di regioni a basso contagio. Non c’entra nulla il razzismo, è una constatazione scientifica», dice Carmelo Iacobello, primario di Malattie infettive al Cannizzaro di Catania. Dario Ferrante, direttore di Tour plus Sicilia e Absolute Sicilia, è tra i promotori di un comitato spontaneo di imprese che si occupano di turismo in entrata: «Finora — dice — abbiamo subito il 90 per cento delle perdite rispetto all’anno scorso. Grazie al sacrificio di tanti siciliani, l’Isola è riuscita a superare con pochi contagi la Fase 1. Poteva essere un’opportunità per attirare turisti nella Fase 2, invece stiamo dilapidando questo patrimonio. Tenere chiuse le frontiere regionali o chiuderle ai milanesi, che rappresentano un milione di presenze turistiche per la Sicilia, è sbagliato. Servono protocolli nazionali per riaprire in sicurezza e aiuti concreti alle imprese del settore».