Repubblica: “Palermo, un flop che viene da lontano. Ecco come viene sperperato…”
“Come una goccia d’acqua che a lungo andare riesce a scavare il Grand Canyon. Dietro la crisi del Palermo c’è una gestione che ha eroso il patrimonio economico, di risultati e di passione che lo stesso Maurizio Zamparini era riuscito a creare nella prima fase della sua presidenza. Ci si chiede perché il Chievo che ha un fatturato netto di quasi 46 milioni di euro sia stabilmente in A, e in passato sia riuscito a giocare i preliminari di Champions, mentre il Palermo con i suoi quasi 48 milioni di euro di fatturato netto sta per retrocedere? La risposta si trova nel modo in cui è stata gestita la società. Il Palermo ha sempre speso più di quanto ha incassato ogni anno. Solo che fino a quando le plusvalenze hanno permesso di ripianare i bilanci e investire, la competitività della squadra non ne ha risentito. Di fenomeni da rivendere in giro se ne sono trovati sempre meno e nel frattempo non si è fatto nulla per invertire la tendenza delle spese superiori ai ricavi. Un modo di condurre la macchina Palermo che ha già portato a sbattere contro la B nel 2013 e che però non è bastato per cambiare rotta. Se prima bastava cedere un solo pezzo pregiato all’anno per riequilibrare i conti, nel corso degli anni il numero di giocatori da sacrificare sull’altare dell’equilibrio finanziario è cresciuto sempre di più. A spese sempre più alte ed entrate sempre più basse sono coincisi meno acquisti di potenziali plusvalenze e più rischi sul calciomercato. Un circolo vizioso deleterio. Basti pensare che i rosanero a gennaio hanno regalato la scommessa Cassini, nei sogni di Zamparini il nuovo Dybala, dopo che il suo cartellino era costato 2,5 milioni di euro. E che nella stessa sessione di mercato in cui è arrivato il brasiliano il Palermo ha sborsato anche 2,8 milioni di euro per Makienok e 2 milioni per El Kaoutari. Se dietro queste operazioni ci siano solo errori di valutazione o procuratori che hanno approfittato della situazione è difficile dirlo, ma che spese come queste, insieme alle consulenze che sull’ultimo bilancio pesano per più di 7,5 milioni di euro siano alla base della crisi è certificato dalle carte. Nel corso degli anni il valore della rosa si è abbassato da 57,5 milioni di euro del 2012 ai 28 milioni di euro attuali, ma non è successo altrettanto con il costo del personale che è rimasto più o meno allo stesso livello: dai 40,2 milioni di euro del 2012 ai 39,7 attuali. I dipendenti, fra allenatori e tecnici, in una società che dovrebbe ottimizzare le spese, per esempio, nell’ultima gestione sono aumentati di nove unità rispetto alla gestione precedente passando da 29 a 38.,Si riferisce proprio a questo Paul Baccaglini quando dice che nelle carte della società di viale del Fante c’è già il margine per migliorare le cose. Per fatturato netto il Palermo è al quattordicesimo posto in A e per ricavi televisivi occupa la dodicesima piazza. Il Chievo, per continuare con l’esempio di una piccola società, per fatturato è due gradini sotto il Palermo e occupa la tredicesima posizione per ricavi televisivi. Rispetto alle altre piccole della serie A, inoltre, i diritti televisivi per il Palermo sono la principale fonte di guadagno. Nel giro d’affari del Chievo, invece, entra anche la proprietà del centro sportivo che ogni anno produce reddito e libera soldi da investire sul mercato. Senza spese che superano le entrate i veronesi riescono a fare meglio del Palermo. C’è un’altra provinciale, che però ha un patron più forte di quello rosanero, che paradossalmente ottimizza le spese molto più di quanto faccia il club rosanero: il Sassuolo ha come fonte di guadagno principale le sponsorizzazioni, soprattutto quella del patron Squinzi. Per diritti televisivi, infatti, i neroverdi occupano il terzultimo posto su venti squadre di A e nell’ultima stagione hanno incassato dalle tv oltre dieci milioni di euro in meno rispetto al Palermo. Se il Sassuolo, che per fatturato invece è al nono posto con sessanta milioni di euro, avesse gli stessi costi dei rosanero sarebbe fallito già da tempo. La proporzione che c’è fra Sassuolo e Palermo è la stessa che c’è fra il Monaco, che si appresta a disputare i quarti di finale di Champions e i rosanero. La squadra del principato quest’anno incassa 45 milioni di euro di diritti televisivi, quella rosanero 35. Nella stagione dell’ultima retrocessione dei rosanero il Monaco, invece, di diritti tv incassava poco meno di 7 milioni di euro, mentre il Palermo nello stesso periodo ne ha portati a casa 33,5. A proposito di retrocessione, nell’anno della B i rosanero di diritti televisivi ha incassato 432mila euro. Un contrazione dei ricavi che ha già rischiato di essere fatale una volta e che nessun paracadute è in grado di fronteggiare da solo”. Questo quanto si legge sull’edizione odierna de “La Repubblica”.