L’edizione odierna di “Repubblica” si è soffermata sulla storia di Elisabetta Semprecondio, 45 anni, madre di tre ragazzi, secondo i medici deceduta per un’embolia, ma per i familiari «è stata abbandonata e mal curata, l’hanno lasciata morire» dice il fratello Pietro. Dal codice bianco per una puntura d’insetto alla morte, tutto in appena 13 giorni. «Chi doveva curarla non ha fatto nulla per salvare mia sorella » dice il fratello, il quale ha denunciato l’ospedale per omicidio colposo.
«Medici e infermieri l’hanno abbandonata in un letto di ospedale per due settimane senza assistenza, senza che potessimo aiutarla. Abbiamo centinaia di messaggi che ci mandava disperata perché si sentiva sempre peggio e le davano della tachipirina per il mal di testa. Prima erano convinti avesse il Covid, poi le hanno fatto una visita ginecologica, ma per l’infezione solo qualche antibiotico che non faceva effetto. Lei si lamentava chiedeva aiuto ma nessuno l’ha presa sul serio».
«Vogliamo la verità, vogliamo capire come si può entrare in ospedale per una puntura d’insetto e non uscirne più», continua la sorella Rosy. «Rosy è persino entrata di nascosto in reparto per pulire Elisabetta, perché era abbandonata da giorni con il piede sempre più gonfio da non poterlo appoggiare a terra. L’hanno scoperta e cacciata dal reparto» racconta Pietro.
«Già quel giorno è andata al pronto soccorso – sottolinea la sorella Rosy – codice bianco, molta attesa e poi una pomata lenitiva. Ma con il passare dei giorni la gamba continuava a gonfiarsi e a farle male, per questo con uno dei figli è tornata a Villa Sofia e ancora le hanno dato un codice bianco».