Repubblica: “Palermo: Stupro, prima confessione scarcerato il più giovane. Dalla Vucciria fino al Foro Italico la notte alcolica della città senza regole”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sullo stupro di Palermo e le confessioni del branco.
Il ragazzo che il giorno dell’assalto era minorenne ammette i fatti ma dice che lei non si opponeva. In corso gli interrogatori degli altri del branco. L’unico che conosceva la vittima: “L’ho solo filmata” Basta il primo passo dentro piazza Caracciolo per chiedersi quale sia il motivo per cui alla Vucciria tutto è consentito. Alcolici venduti a ragazzini da ambulanti abusivi, spaccio di droga nella stradina buia che portano in piazza Garraffello e musica sparata a tutto volume fino alle 3 di notte senza che ci sia una sola auto delle forze dell’ordine in zona. O, almeno, domenica sera non si sono viste pattuglie di polizia e carabinieri. Ripercorrere la serata della giovane stuprata dal branco aiuta a definire i contorni della tragedia, a spiegare comportamenti feroci oltre ogni ragione.
Dà un elemento in più: il contesto, che in questa tremenda storia di violenza e dolore ha un peso rilevante. Purtroppo il degrado della Vucciria, l’assuefazione che dà all’occhio di molti palermitani e la sua trasformazione in elemento folkloristico da propinare ai turisti, distolgono l’attenzione dalla realtà, da come la Vucciria sia cambiata. Non c’è più traccia del mercato rionale celebrato nelle guide. Domenica notte piazza Caracciolo era un angolo di una favela brasiliana in centro a Palermo, una sorta di porto franco per l’illegalità, sporco e puzzolente. Seduti prima a uno dei tavolini e poi in piedi con una birra, fino a notte fonda, alla Vucciria si è soltanto un portafogli da alleggerire a colpi di cocktail e “shottini”.
«Il servizio al tavolo lo finiamo per mezzanotte, ma cominciamo a togliere i tavoli già alle 23 — racconta il cameriere del bar Caracciolo — Perché? Perché da mezzanotte alle quattro qui ogni sera c’è il finimondo, restiamo aperti, il servizio è al banco e in piazza si balla. Mai sentito parlare della movida della Vucciria?». Tutto è organizzato e rodato, non appena i tavoli spariscono arrivano gli ambulanti con i loro carrettini per la vendita di alcolici, si dispongono al centro della piazza uno per lato a formare un quadrato. Tutto è abusivo, non ci sono licenze né autorizzazioni, le bottiglie sono stipate nei carrelli del supermercato, già aperte e prese dai magazzini fatiscenti attorno alla piazza.
Il volume degli altoparlanti che sale è il segnale per il popolo della Vucciria: accorre a mezzanotte passata dalla zona dei Chiavettieri, da via Roma, dalla Cala, dai locali di via Paternostro e corso Vittorio Emanuele. Arrivano tanti gruppetti ballando a ritmo, già carichi di alcol. L’inconfondibile odore di marijuana da sporadica brezza diventa parte del pacchetto, mescolata al profumo di “stigghiola”. Giusto per stoppare sul nascere le proteste, domenica sera dalle 22 a mezzanotte e 50 una sola moto dei “falchi” della squadra mobile ha attraversato la piazza: il saluto a un ambulante, e si prosegue. Non si sono viste divise nello stesso orario in cui quel maledetto 7 luglio la ragazza di diciannove anni stuprata dal branco ha incontrato i suoi aguzzini in piazza Caracciolo. Come quella notte, anche domenica i piccoli bicchieri colmi di superalcolici scadenti sono andati via come volantini.