L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul Palermo ancora a caccia della sua identità.
Proviamo a ribaltare la situazione e guardiamo i risultati del Palermo da un’altra prospettiva. Per un momento immaginiamo che la squadra di Dionisi abbia vinto tutte le partite giocate in casa e abbia perso tutte quelle disputate lontano dal Barbera. Il risultato non cambierebbe e la sensazione di sconforto resterebbe tale e quale. Perché il problema è semplice: a prescindere da dove li fai, devi dare continuità ai tuoi risultati. Tra alti e bassi non si va da nessuna parte e, meno che mai, in Serie A. Non è possibile passare una giornata da eroi e quella dopo da brocchi. Non è possibile ballare un minuetto che ti fa fare un passo in avanti e poi, subito dopo, uno indietro senza mai riuscire a dare continuità.
Continuità che fa rima con identità: quella che ancora manca al Palermo che non ha una sua fisionomia ben definita e, quando pensi che abbia svoltato, si ritrova subito dopo in un vicolo cieco. C’è poi un discorso più nello specifico che riguarda i singoli ei vari reparti. In difesa Dionisi non riesce ancora a trovare la quadra. Per il Palermo, vuoi che giochino Ceccaroni, Nedelcearu, Baniya e Nikolaou (sul lungodegente Lucioni non si può ancora esprimere un giudizio completo) la musica non cambia. La rosa concede sempre troppo agli avversari.
Una mancanza d’identità che sembra avere contagiato anche l’attacco. Matteo Brunori è l’ombra di quel giocatore che ha fatto appassionare tutti noi con le sue prodezze. Forse, il fatto di essere rimasto in rosa quando invece sperava in altri palcoscenici lo ha bloccato. Per la prima volta è stato apertamente fischiato dal pubblico che gli rinfaccia di non essere più decisivo. Un po’ come è successo a Le Douaron che, arrivato in rosa con il timbro di acquisto più costoso della gestione City Group, non ha ancora fatto vedere di che pasta è fatto. O meglio, ha fatto capire di avere delle doti che però sono state annacquate da tanta confusione e approssimazione. Che poi è quello che hanno dimostrato il Palermo e il suo tecnico: cambi su cambi, attacchi a testa bassa e poche idee sino alla naturale conclusione: sconfitta e fischi.