L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sugli effetti del Coronavirus. I primi alberghi chiudono per mancanza di prenotazioni da qui all’imminente stagione estiva. In città negli ultimi due anni si è registrato un boom di case vacanze e bed and breakfast, passati dai 353 del 2016 ai quasi 600 del 2019. Un incremento di quasi il 100 per cento sostenuto da un imponente aumento della domanda: nello stesso arco di tempo le presenze turistiche sono cresciute del 10 per cento, arrivando a oltre 1,5 milioni, secondo i dati del Comune di Palermo. Ma adesso i B&b sono vuoti: « Abbiamo ricevuto disdette fino all’estate, al momento non abbiamo nessun arrivo in programma — dice Roberto Alcamo, che ha un B& b in centro storico — io non ho altre attività, avevo ristrutturato la casa di un mio zio per poterla utilizzare come struttura ricettiva ma adesso devo pagarci le tasse e non posso nemmeno incassare un euro». Se le piccole attività ricettive in queste ore sono vuote non va meglio per gli alberghi. Molte strutture stanno chiudendo mettendo il personale in ferie o in cassa integrazione in deroga. «Noi stiamo chiudendo l’hotel Principe di Villafranca e tenendo aperta l’altra nostra struttura, l’Hotel Plaza — dice Enrico Piazza — non possiamo fare altrimenti, non abbiamo più domanda. Speriamo in un intervento veloce del governo nazionale per aiutare le nostre aziende, soprattutto per far fronte all’improvvisa mancanza di liquidità». Per Palermo la crisi del turismo rischia davvero di essere una mazzata per la fragile economia che era nata in questi anni attorno al settore. Secondo le associazioni dei commercianti sono almeno 2 mila i posti a rischio nel capoluogo nel settore tra addetti alle pulizie, camerieri e cuochi. Alcuni dei quali sono stati già licenziati, come i dipendenti di Vino e pomodoro, locale che al momento ha chiuso l’attività. E a breve molto seguiranno questa scelta. Un disastro per l’economia della nuova Palermo.