L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma su quanto accaduto in una scuola di Palermo.
Non sopportava più di essere preso in giro, malmenato, offeso da quel ragazzino tre anni più grande e dai suoi amici. Riteneva che insegnanti e bidelli non ascoltassero le sue richieste di aiuto. Vedeva solo i compagni ridere mentre il bullo si accaniva ogni giorno contro di lui. Ieri pomeriggio un ragazzino di 11 anni, prima media all’istituto comprensivo Silvio Boccone di via del Vespro a Palermo, ha reagito nel peggiore dei modi: ha estratto il coltello che si era portato da casa e ha cominciato a colpire il ragazzo più grande che frequenta la sua stessa scuola. La feroce aggressione è avvenuta poco prima delle ore 16 in via Guastella, a pochi metri dall’istituto comprensivo. I ragazzi erano appena usciti dopo una giornata di scuola con il tempo prolungato quando è scattato l’ennesimo episodio di bullismo. L’undicenne è stato avvicinato, sono iniziati gli scherzi e le prese in giro.
Sempre più pesanti, fino a che la vittima non ha deciso di reagire. In tasca aveva il coltello che si era portato da casa. L’ ha estratto, l’ha puntato contro il bullo e non ha esitato a colpirlo. Il 14enne ha provato a difendersi, tagliandosi in più punti alle mani e alle braccia. Poi uno dei fendenti lo ha raggiunto al torace, bucandogli un polmone. Il ragazzo è arrivato al pronto soccorso dell’ospedale Civico accompagnato dal nonno e da alcuni parenti che lo stavano andando a prendere a scuola. L’equipe del primario Massimo Geraci lo ha stabilizzato e ora è ricoverato in area critica, ma non in pericolo di vita. «Mi ha aggredito un compagno di scuola più piccolo», ha detto mentre lo stavano curando.
L’aggressore, sotto shock dopo aver pugnalato il ragazzo, è stato visitato all’ospedale dei Bambini dove è stato subito dimesso. Non è rimasto ferito nella colluttazione. Il 14enne rimarrà invece in ospedale per scongiurare complicazioni alla ferita polmonare. L’aggressione di ieri pomeriggio a Palermo è simile a quella di due anni fa a Enna quando una ragazzina di 14 anni ipovedente aggredì una compagna più piccola di due anni. Una storia con molti punti in comune, con la piaga del bullismo a far da sfondo. In quel caso il movente non venne mai chiarito. La ragazzina ipovedente, che si era barricata nel bagno della scuola dopo l’accoltellamento, disse agli insegnanti che l’avevano convinta ad uscire: «Volevo uccidere qualcuno».