Repubblica: “Palermo. Scuole private chiuse, le famiglie chiedono lo stop alle rette”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla richiesta di stop alle rette scolastiche. Sono tante le famiglie che non sono disposte a pagare per un servizio che non c’è. Soprattutto perché a causa dell’emergenza coronavirus tanti hanno perso il lavoro o l’hanno ridotto drasticamente e ora più che mai pesa pagare la scuola che non c’è.
«Le scuole private sono in difficoltà – dice Carla Di Stefano che ha un bimbo in una scuola materna paritaria – ma lo siamo tutti. Nessuno deve pagare per un servizio che non viene erogato. Io sto a casa con mia figlia tutti i giorni, in assenza della scuola mi occupo di lei organizzando le giornate con varie attività. Ho l’affitto da pagare, ci sono le bollette. Come faccio a pagare anche la scuola, visto che ho smesso di lavorare? » . Anche Anita Catalano che ha un bimbo al nido la pensa così. La retta è di 300 euro al mese e ancora per marzo non ha pagato. « Non ci hanno dato indicazioni – dice Catalano – ma non ho intenzione di pagare. Se la scuola non dovesse più riaprire, come pare, abbiamo davanti altri 3 mesi di pagamento a vuoto, non è accettabile » . Ecco perché chi gestisce le scuole private, soprattutto nidi e infanzia, si sta confrontando per rispondere all’appello dei genitori in difficoltà. « La retta di marzo – dice Stefania Guccione, presidente della cooperativa Pueri e Thomas More che gestisce diversi nidi e materne in città e conta 88 dipendenti e un’utenza di 600 famiglie – è stata usata per anticipare gli ammortizzatori sociali che arriveranno dopo. Una sorta di anticipo per i servizi futuri che daremo alle famiglie. Da quando si è chiusa la scuola, stiamo mantenendo una relazione con i più piccoli attraverso video e favole mandate ai genitori. Faremo valutare a loro un contributo volontario per questo. In ogni caso siamo orientati ad azzerare le rette o a fare sconti considerevoli». Cosa diversa per la scuola primaria e per le medie dove, come alla Thomas More, c’è la didattica a distanza con lezioni quotidiane. «Non faremo pagare i servizi extra come la mensa – dice Guccione – ma la retta in questo caso rimane. I docenti stanno lavorando ogni giorno » . La stessa cosa all’istituto Valdese della Noce. «Toglieremo dalla retta – dice Anna Ponente, direttrice della scuola Valdese – tutti i servizi che non eroghiamo più come lo scuolabus e la mensa. Prenderemo in grande considerazione la situazione delle famiglie». Anche al convitto Giovanni Falcone si attende di discutere la questione durante il Consiglio di amministrazione. «Non chiederemo soldi per servizi non resi – dice il rettore Marco Mantione – Non graveremo sulle famiglie, in base a quello che la legge ci consentirà di fare. Dalla primaria al liceo abbiamo attivato la didattica a distanza. Ma rimoduleremo i costi in base al protrarsi dello stop alle lezioni». Anche l’istituto Gonzaga sta garantendo la didattica a distanza. «Per la scuola dell’infanzia ridurremo le rette di marzo e di aprile di circa la metà – dice padre Vitangelo Maria Denora, direttore generale del Gonzaga – per gli altri ordini di scuola no, perché l’attività didattica è pienamente garantita, ma decurteremo ovviamente le quote dei servizi pomeridiani e della mensa, di cui i ragazzi non usufruiscono».