“Domenica alle 12,30 lo stadio sarà mezzo vuoto. Di tifosi della Sampdoria ne arriveranno pochi e la posta in palio sarà importante solamente per il Palermo che insegue una salvezza sempre più difficile. I blucerchiati sono decimi, hanno 34 punti e 20 in più dei rosanero. Ma sette anni fa era tutta un’altra storia. Palermo e Sampdoria si giocavano l’accesso alla Champions League, era il 9 maggio del 2010. Gigi Delneri allenava i genovesi, mentre Delio Rossi aveva portato il Palermo dove prima d’allora mai nessuno era riuscito. A dirigere quella partita, incontro clou della giornata di campionato, c’era l’internazionale Roberto Rosetti. Insomma era un contesto totalmente diverso da quello attuale: c’erano 35.872 spettatori (fu stabilito il record assoluto di presenze allo stadio) e in quella stagione gli abbonati erano 16.370. I biglietti andarono a ruba, ogni tifoso poteva acquistare solamente un tagliando a testa e il cartello “tutto esaurito” fu esposto già il mercoledì a mezzogiorno, dopo che erano stati messi in vendita anche i biglietti a visibilità ridotta dietro i cartelloni pubblicitari. I tifosi pur di essere presenti acquistarono quelli del settore ospiti, visto che molti dei doriani non riuscirono a seguire la squadra per via della nube di cenere del vulcano islandese che mandò in tilt i voli in quel periodo. La questura convinse il Palermo a chiedere di cambiare quel tagliando con uno di curva sud inferiore a visibilità ridotta, rimborsando per ogni biglietto 4 euro. Va anche detto che un biglietto di curva per lo spareggio Champions costava 9 euro. Zamparini, che era ancora un eroe per i palermitani, chiedeva di non portare fischietti allo stadio, fece un comunicato per fare appello alla sportività dei tifosi e fu ascoltato. Domenica allo stadio, invece, saranno davvero in pochi. L’iniziativa dei prezzi popolari già lanciata contro l’Atalanta con prezzi a partire da 7 euro e la possibilità, riservata agli under 18, di acquistare altri tre biglietti per lo stesso settore al costo di 2 euro ciascuno per ogni tagliando intero comprato, non riesce a infiammare gli animi. Zamparini, come sempre, non ci sarà. Ma i tifosi lo evocheranno per contestarlo come ormai prassi vuole. Anche in campo tutto sarà diverso. Viene quasi il magone a passare in rassegna il tabellino di quella partita per vedere con quale formazione Delio Rossi decise di giocarsi quello scontro diretto: Sirigu fra i pali; Cassani, Kjaer, Goian e Balzaretti in difesa; Nocerino, Liverani e Migliaccio a centrocampo; Pastore alle spalle di Cavani e Miccoli. Finì 1-1 con un rigore per parte dopo il primo tempo concluso a reti inviolate. Passò per prima la Samp con il gol di Pazzini, dopo il fallo di Sirigu su Mannini in area; pareggiò Miccoli dopo avere subito il fallo di Zauri che gli causò anche la rottura del legamento crociato posteriore del ginocchio destro. Il salentino lasciò il campo a Budan che ebbe sui piedi, anzi sulla testa, la palla che tutti gli attaccanti sognano: facile facile da spingere in rete a porta vuota. Ma quel pallone calciato da Pastore e respinto da Storari carico di effetto prese un giro tutto suo e dopo il colpo di testa di Budan finì fuori. Tempi e ricordi così lontani che nemmeno i giocatori che scenderanno in campo domenica ci faranno caso. L’unico che forse si accorgerà che c’è qualcosa di diverso entrando al “Barbera” sarà Angelo Palombo. Lui, che andrà in panchina, è l’unico che era presente quel giorno di sette anni fa quando all’ingresso delle squadre uno striscione che prendeva gran parte della curva nord inferiore recitava “Palermo sogna una notte di stelle”, con un grande simbolo della Champions al centro su uno sfondo di cartoncini rosa e nero. E nell’anello superiore tantissime fra sciarpe e bandiere. Oggi, fra i tifosi che vorrebbero solamente un po’ di chiarezza e normalità, il sogno invece si chiama salvezza.”. Questo quanto si legge su “La Repubblica”.