Repubblica (Palermo): “Regione, nuova stretta tamponi per i medici. Ma la carenza di mascherine rimane un’emergenza”

L’edizione odierna di “Repubblica” parla della situazione Coronavirus in Sicilia. Arrivano i tamponi per i medici, una nuova stretta sui 37mila tornati dal nord e dall’estero e orari più contenuti anche per le aree di servizio. Ma intanto le mascherine “ made in Sicily” non decollano ancora. Il piano della Regione per resistere al coronavirus fa qualche passo avanti sul fronte sanitario – dai controlli sul personale degli ospedali all’allestimento di nuovi posti letto in terapia intensiva – ma non prende il volo sul piano delle protezioni: il vertice a tre fra Calogero Foti della Protezione civile, Mario La Rocca dell’assessorato alla Sanità e Antonello Mineo del distretto della Meccatronica si è concluso ieri sera con una fumata grigia, l’intesa di massima su una parte della produzione ma non il via libera definitivo. Si parte subito, invece, con i test per i professionisti della sanità: si comincia con chi è coinvolto nella gestione dell’epidemia, con il personale dell’emergenza sanitaria e con gli operatori Seus/118, uno dei quali è stato contagiato. Seguiranno i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, il personale dei presidi di continuità assistenziale e infine le direzioni strategiche aziendali. A lavorare sui tamponi saranno i laboratori pubblici e privati, mentre arriva lo stop ai “ test veloci”: addirittura per i laboratori che utilizzano quelli non autorizzati può arrivare la revoca dell’accreditamento. La nuova ordinanza firmata dal presidente della Regione Nello Musumeci, poi, rende più restrittivo il regime per chi è tornato in Sicilia dal 14 marzo: obbligo di isolamento, divieto di ricevere visite e tamponi per constatare la situazione prima di uscire al termine della quarantena, ma anche un registro per segnalare tutti i familiari con cui si è entrati a contatto. Arriva infine una stretta sulle aree di servizio e sulle pompe di benzina: i bar al loro interno possono restare aperti senza limiti solo se si trovano sulle autostrade o sulle strade extraurbane principali, mentre quelli sulle strade extraurbane secondarie devono chiudere dalle 18 alle 6 e quelli nei centri abitati devono rimanere chiusi. Intanto la rete ospedaliera fa passi avanti per resistere: i posti letto in terapia intensiva destinati al Covid, 120 mercoledì, sono già diventati 170 e l’assessore alla Sanità Ruggero Razza ne promette a regime “ 400 integralmente dedicati”. Il punto – prosegue il quotidiano – è procurarsi le attrezzature, un problema per tutta Italia: a produrle al di qua delle Alpi è solo l’emiliana Siare, e dunque per trovarle bisogna rimboccarsi le maniche. «Il lavoro – dice Razza – è intenso anche per reperire le tecnologie sul mercato internazionae » . E mentre il “covid-hospital” di Partinico, partito con 15 posti, è il primo a decollare, prendono piede le immissioni di personale negli ospedali: i medici che hanno partecipato al bando sono 400 e la metà è già in servizio, gli infermieri che hanno aderito sono 613 e ieri sono partite le due graduatorie di Palermo e Catania – rispettivamente da 3.000 e 1.276 posti – per gli operatori socio- sanitari, i primi mille dei quali sono già operativi. In stand- by anche l’ipotesi di una nave- ospedale: Grandi navi veloci ne ha già inaugurata una in Liguria, mentre dalla Sicilia non arrivano ancora istruzioni. Si attende. L’attesa, del resto, tiene banco anche sulle mascherine: Foti, La Rocca e Mineo hanno visionato insieme i prototipi e raggiunto l’intesa sulla produzione di 100mila mascherine di tipo Ffp1, da distribuire al personale della pubblica amministrazione ma non adeguate per la distribuzione ai medici, e di 150mila litri di gel igienizzante. Oggi il vertice continuerà: in attesa di definire la partita sulle mascherine per i professionisti della sanità, però, la partita resta ferma al palo. Nonostante dall’inizio delle discussioni sia già passata quasi una settimana.