Repubblica: “Palermo primo, ma i conti non tornano. Alcuni calciatori non hanno ancora accettato rimodulazione stipendi. I dettagli”

“Nell’ottobre del 2013 si parlò di patto di stabilità. Oggi viene chiamata rimodulazione degli stipendi. Allora di volti nuovi, soprattutto stranieri ai quali spiegare la situazione, ce n’erano meno rispetto ad oggi ed è principalmente questo il motivo per cui ancora non tutti i giocatori del Palermo hanno accettato la rimodulazione degli stipendi. Il lavoro della società va avanti con incontri e riunioni fra agenti e club. Ma ancora non c’è quell’unanimità che forse in viale del Fante si aspettavano. I tifosi si chiedono quale sia il motivo per cui una società che retrocede dalla A e che verosimilmente vede abbassare il proprio monte ingaggi, insieme all’incasso del cosiddetto paracadute da 25 milioni, sia costretta a ricorrere a questo stratagemma. In realtà le cose non stanno proprio così: il monte ingaggi del Palermo è leggermente più alto rispetto alla passata stagione quando per pagare tutti gli stipendi servirono circa 20 milioni di euro lordi. E i 25 milioni di euro del paracadute saranno incassati a rate durante la stagione. Fatto sta che per avere la liquidità necessaria, fare quadrare i conti e non correre rischi per la seconda volta nel giro di quattro anni il club ha adottato questo accorgimento. L’obiettivo principale è abbattere la retribuzione fissa per avere un risparmio sul costo del lavoro. Ovviamente rispetto ai contratti in essere alla fine della stagione ogni giocatore non dovrà rinunciare a qualcosa, anzi al momento della proposta di rimodulazione a ognuno è stato proposto un bonus facilmente raggiungibile che incrementerebbe di fatto per la prossima stagione l’ingaggio percepito in questa. Ogni giocatore ha avuto una proposta personalizzata in base alla durata del proprio contratto e sono tornati in discussione anche gli accordi firmati tre mesi fa con i nuovi acquisti. Fra i volti nuovi, soprattutto stranieri, ci sono state le richieste di chiarimento maggiori: all’estero, per esempio, gli stipendi sono pagati con cadenza mensile, in B in Italia ogni due mesi. Chiedere di spostare ulteriormente una certezza per chi arriva da un’altra federazione ha richiesto un’aggiunta di spiegazioni. C’è chi, invece, ha rifiutato e chi si è preso ancora del tempo per riflettere. Da viale del Fante assicurano che anche nel caso in cui avessero rifiutato tutti non ci sarebbe stata una criticità di liquidità nel pagamento degli stipendi, ma il 16 dicembre è ormai dietro l’angolo e quello sarà un ulteriore test sulla solidità finanziaria del club. Quattro anni fa il Palermo prima di proporre ai suoi tesserati questo accorgimento contabile chiese un parere sia alla Lega di B che alla Covisoc e a una società di revisione di conti. Nel passaggio dalla A alla B le entrate fra diritti televisivi e sponsorizzazioni sono diminuite sensibilmente, mentre le spese di ingaggi e costi di gestione fra trasferte, alberghi e viaggi sono rimasti invariati. Tutto viene parametrato in base al monte ingaggi: se il Palermo fosse riuscito ad abbassarlo non avrebbe fatto ricorso alla rimodulazione degli stipendi. Al momento della sottoscrizione dei contratti, inoltre, una società può avere una previsione di spesa di quello che sarà il monte ingaggi, ma poi è la realtà dei primi mesi di gestione che fa capire quanti e quali spazi di manovra ci sono. È ovvio che se la proprietà avesse fondi illimitati questo problema non ci sarebbe, ma da viale del Fante assicurano che è per non indebolire la competitività della rosa che si è preferito ricorrere alla rimodulazione degli stipendi”. Questo quanto riportato dall’edizione odierna de “La Repubblica”.