Repubblica: “Palermo, pomeriggio da incubo. Il racconto: «Le mie ore da incubo intrappolato in auto con l’acqua che sale»”

L’edizione odierna di “Repubblica” si è soffermata sul pomeriggio da incubo vissuto dalla città di Palermo nella giornata di ieri. Infatti, ecco qui di seguito il racconto di un uomo che ha vissuto in prima persona la tragedia.

«Sono le 17,30 e il pericolo, in viaggio sul glorioso viale Regione Sicilia in direzione Trapani, è annunciato da una coda che comincia poco prima dell’incrocio con via Pitrè. «Sarà il semaforo » , ti sorprendi a dire nell’abitacolo vuoto, minimizzando in modo sciagurato l’effetto che anche qualche goccia d’acqua provoca sulla circolazione palermitana. E anzi benedicendo quei 22 gradi segnati dal termometro sul cruscotto. Finalmente un po’ d’aria fresca dopo la calura. Macché. Due minuti dopo sei nell’epicentro del dramma pluviale. Tutti fermi, le precipitazioni si infittiscono, cade pure qualche chicco di grandine e rimani fermo, impotente, davanti a un muro di auto bloccate. La mia auto e le altre non si scosteranno di un millimetro nei 45 minuti a venire. Cosa si può fare? Chiamare il numero dei vigili del fuoco, ad esempio, ma è inutile: al quarto tentativo la risposta è che loro sanno quello che sta succedendo e stanno intervenendo. A me, in fondo, è andata meglio che ad Antonio Gambino, un ex vigile del fuoco che mi scrive inviandomi lo screenshot delle sue chiamate al 112, numero unico per le emergenza: ha dovuto attendere 23 minuti e 46 secondi per avere ascolto. Nel dedalo di macchine immobili e con motore acceso riesco a fare pochi metri verso il marciapiede. Mi accosto ma mi accorgo che non posso scendere né da un lato né dall’altro: l’acqua è quasi al livello dell’abitacolo, ha superato il marciapiede e scorre come in un letto del fiume lungo i binari del tram. Da lontano scorgi una situazione da film di fantascienza: riesci appena a vedere il sottopasso di via Leonardo da Vinci completamente allagato, rientri in auto per evitare altra pioggia e Whatsapp ti regala le immagini della vergogna, in altri punti di questa arteria diventata un calvario: auto che vanno a fondo, automobilisti che si allontanano a nuoto o aggrappandosi a pannelli di cartone utilizzati come salvagente, un padre che a fatica mette in salvo sé e due bambini in braccio. Ci sono morti e feriti, dice Marco, incolonnato davanti a me citando fonti non meglio identificate ma purtroppo attendibili. La tragedia è lì, a pochi metri di distanza, nel sottopasso di via Leonardo da Vinci: all’ombra del Palazzo degli incubi. Lo scandalo è in questo serpentone di vetture fermo sul ciglio di un baratro di inciviltà: uomini, donne, bambini rassegnati alla lunga attesa, tutti lì a chiedersi perché. Perché un’alluvione di questo tipo non fosse stata segnalata, e ti scappa pure una amara risata nel leggere che il giorno prima il bollettino della protezione civile parlava, nelle previsioni, « di precipitazioni da isolate a sparse… con quantitativi cumulati da deboli a moderati». Solo un allerta giallo. Sulla base di quei dati nessuno, all’Amap, fra i vigili del fuoco, nella polizia municipale, aveva attivato particolari servizi di prevenzione. Istituzioni colte di sorpresa. Ma non c’è uno, fra i compagni di sventura di questo tragico giorno di metà luglio, che non ricordi come i sottopassi allagati siano una consuetudine palermitana. È un’amarezza che diventa ira: ” Ci voleva il morto per la manutenzione dei tombini? Adesso, mentre sei chiuso nella tua auto, con l’acqua che sale fino a coprire la metà delle ruote, speri più nella clemenza di Giove Pluvio che nell’abilità delle forze di soccorso a tirarti fuori da questo pantano metropolitano. Sono le 18,30 e per fortuna la pioggia scema, si apre qualche varco nel labirinto di macchine e qualcuno ha un’idea risolutiva. Cinquanta metri più avanti, poco prima del sottopasso della morte, c’è l’aiuola spartitraffico un po’ più bassa, si può valicare e fare inversione sulla circonvallazione per fuggire via da questo inferno, in direzione Messina. È un’infrazione al codice della strada, punibile con una multa da 1.988 a 7.953 euro. Ma è la liberazione. Poi, se l’amministrazione che va in tilt ogni volta che il cielo rumoreggia vuole multare uno dei suoi cittadini- martiri, faccia pure. La mia targa è: GA734FG. Mi autodenuncio».