Repubblica Palermo: “Ore 18, si chiude. Il virus spegne tutto. Il primo giorno con le nuove regole dettate dal governo in città”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sul “coprifuoco” dettato dalle ultime disposizioni. Poco dopo le 18 il bar Spinnato — il bar che non chiude mai, nemmeno a Natale — ha già ritirato le sedie e chiuso l’ingresso. Via Principe di Belmonte deserta è l’istantanea che meglio spiega cosa significhi nel concreto il decreto che da poco più di 36 ore ha trasformato l’Italia intera in zona rossa. In via Ruggero Settimo alle 18 abbassano le saracinesche anche i negozi; via Maqueda buia e spenta torna indietro di dieci anni. La panineria Fud ma anche il bar Costa hanno deciso di chiudere almeno fino al 3 aprile, nonostante potessero restare aperti dal mattino alle 18. E non saranno gli unici. Già al mattino, quando il sole se ne stava coperto dietro alle spesse nuvole grigie posando sulla città semivuota una luce spettrale, era chiaro che un giorno così non c’era mai stato. Le vie che da anni brulicano di turisti erano deserte. Alle 11 il caffè Stagnitta, tra piazza Bellini e via Roma, aveva preparato solo 10 caffè. In corso Vittorio Emanuele, all’altezza di piazza Marina, il postino in moto lanciava la posta al tabaccaio che la raccoglieva al volo: «Se si può evitare il contatto!» . Al bar di fronte si entrava uno per volta, ma non c’era certo una ressa. Il piccolo fioraio all’angolo con la Vucciria resisteva con i suoi tulipani: un uomo con la mascherina sul viso ne comprava un mazzo per la moglie che lo aspettava a casa. In via Alloro la guida chiede ai turisti inglesi — sono in dieci — di rispettare la distanza di sicurezza: parla piano a un gruppo disperso che osserva stranito i cancelli chiusi dell’Abatellis. In piazza Marina, il grande camion della produzione di “Inchiostro contro piombo”, la serie tv sul giornale L’Ora, recupera gli oggetti utilizzati per il set: le riprese si sono fermate nonostante mancassero ancora due settimane di lavoro. Ballarò, il mercato, semivuoto. «Perché la gente non viene qui all’aria aperta a fare la spesa?» dice il venditore di olive. Più avanti qualcuno starnutisce e subito dal banco del pesce si alza una voce: «A ttia!». Mai uno starnuto ha fatto così paura. Pieni, pienissimi, sono solo i supermercati: lunga fila fuori dalla Coop di piazzetta Bagnasco dove si entra a turno; preso d’assalto Lidl, ma anche tutti i Carrefour dove la maggior parte dei clienti con mascherina spinge con i guanti di lattice carrelli pieni di casse d’acqua. Da Prezzemolo e Vitale, il supermercato più esclusivo, il foglio dei domicili è un elenco infinito: «Consegniamo fino alle 22» avvertono. In giro, per la prima volta dall’inizio dell’incubo coronavirus, si respira la paura.