L’edizione odierna di “Repubblica”, si è soffermata sulla situazione dei pub di Palermo, con quest’ultimi in vera e propria rivolta perché sicuri che in questo modo, dopo l’ordinanza che vieta di vendere alcolici di asporto dalle 20 alle 8 del mattino, si andrebbe verso un dimezzamento degli incassi.
«Così non possiamo lavorare. Adesso basta, l’emergenza Covid è una scusa. Non si possono attaccare indistintamente tutti i locali perché i residenti si lamentano» , queste le parole di Alfonso Zambito del Berlin.
«In questi giorni più che mai – ragiona il sindaco Leoluca Orlando che ha firmato le nuove misure dopo una riunione del comitato per l’ordine pubblico in prefettura – vivibilità, decoro e tutela della salute coincidono come esigenza collettiva di tutta la comunità. Purtroppo, in questi primi giorni di lenta ripresa, si sono registrati comportamenti e fenomeni, a volte connaturati alla stessa tipologia di attività commerciali come quelle della movida, che mettono a rischio la salute di tutti».
«Io questa volta non chiudo perché bisogna dare un segnale. Ci stiamo organizzando per presentare un ricorso al Tar», dice Pietro Sutera. «Ho fatto un conto – continua Sutera – dentro, secondo le normative anti- Covid, possono stare quattro persone alla volta. Questi clienti devono consumare al bancone. Facciamo che siano veloci e bevano la consumazione in 15 minuti. In una serata posso avere 90 clienti: 200 euro».
Anche Ezio Giacalone del Qvivi è intervenuto in merito: «Io, per garantire il distanziamento, ho perso 90 posti e non posso allargare il suolo pubblico perché ho altri locali attorno. Non apriamo e diamo chiavi, buste paghe e fatture da pagare al sindaco. Così non si può».
Michele Catalano, uno dei proprietari del birrificio Ballarak di piazza Magione afferma: «noi per colpa degli uffici comunali che da un anno e mezzo non ci concedono il suolo pubblico non abbiamo nessun posto fuori, quindi da stasera che apriamo a fare? Noi senza la risposta alla nostra prima domanda, non possiamo allargarci» , conclude Catalano.
«Si è detto che aumentare il suolo pubblico sarebbe stato gratis – sostiene Giuseppe Silvestri del Cantavespri – ma non è vero. Si spendono anche più di 500 euro per avere la certificazione redatta da un tecnico».
I titolari dei locali della movida palermitana credono fortemente che dal loro punto di vista, non è altro che una contraddizione. Il divieto di vendere alcolici d’asporto «non si applica agli esercizi di vicinato che siano anche laboratori artigianali di produzione (gastronomie, gelaterie, rosticcerie, etc) a condizione che non siano in alcun modo utilizzati contenitori di vetro». Questo quanto si legge nell’ordinanza. «C’è troppa confusione ed è il risultato di una mancanza di confronto fra noi e l’amministrazione comunale. Noi vediamo soltanto la repressione» , dice Turi Vasquez del Malox.