L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla neonata morta dopo essere stata dimessa dal Di Cristina.
Anna ha vissuto appena undici giorni. È morta il 4 novembre scorsa per una probabile patologia respiratoria non diagnosticata. Due giorni prima che il suo cuore smettesse di battere la piccola era stata portata una prima volta dai genitori palermitani all’ospedale Di Cristina. Visitata e sottoposta a tutti gli esami era stata dimessa dopo che i medici non avevano riscontrato alcuna anomalia. Eppure la piccola faticava a respirare, era pallida e ipotonica. Tutti sintomi che sono continuati anche dopo le dimissioni.
Tornata a casa con il passare delle ore le sue condizioni di salute non miglioravano. I genitori sono stati con lei ogni minuto. Hanno visto peggiorare la situazione senza poter far nulla. Fino alla corsa disperata in ospedale quando ormai Anna era in condizioni disperate. Per questo la famiglia vuole capire perché Anna è stata rimandata a casa dopo il primo accesso al pronto soccorso, vogliono sapere se i medici che l’hanno visitata non si siano accorti della patologia che l’ha portata alla morte in sole 48 ore La bambina è entrata in pronto soccorso pediatrico in codice rosso alle 9.30 del 2 novembre. Subito è stata sottoposta ad elettrocardiogramma, visita cardiologica generale, radiografie al torace ed esami del sangue.
Poi è stata inviata nel reparto di neonatologia per un approfondimento specifico, che non ha evidenziato particolari problematiche, tanto che i medici nel foglio di dimissioni scrivono che «la neonata non necessità di ricovero» rimandandola alle cure del pediatra di famiglia raccomandando soltanto una modifica dello schema alimentare. Alle 13.32 Anna è stata dimessa. Tornata a casa il 2 novembre, i sintomi sono continuati fino ad aggravarsi la mattina del 4 novembre quando i genitori sono corsi di nuovo all’ospedale dei bambini. Hanno chiamato il 118 ma l’ambulanza tar dava ad arrivare e dunque hanno portato la piccola in auto. Mamma e papà della neonata hanno chiamato anche la polizia per chiedere aiuto, per riuscire a portare la figlia in ospedale nel più breve tempo possibile.