Repubblica: “Palermo-Movida, il nuovo regolamento è ancora un mistero”
L’edizione odierna de “La Repubblica” si sofferma sulla movida a Palermo e il nuovo regolamento.
Quattro mesi di gestazione (con in mezzo gli spari in via La Lumia e l’omicidio al Noct3), una lunga notte per approvarlo. E adesso dieci giorni per metterlo “in bella copia”. Il nuovo regolamento comunale sulla movida, approvato sabato mattina rimane un mistero anche per gli stessi consiglieri che lo hanno votato e per mettere insieme emendamenti e sub emendamenti con il testo originario gli uffici comunali si sono presi più di una settimana. A svelarlo è Vincenzo Grasso del Silb, il sindacato locali da ballo: «Ci aspettavamo di avere il testo lunedì ma ci è stato spiegato che ci vorranno una decina di giorni. Noi prima di esprimerci sul nuovo testo restiamo in attesa ma abbiamo sollecitato gli uffici a fare in fretta».
Fiducioso Andrea Kantos, del comitato di piazza Magione, uno dei sei formato dai residenti che chiedeva un argine al caos della movida selvaggia. «Dopo i nostri interventi in consiglio e quelli dei gestori dei locali c’è stata un’ampia riscrittura di molti punti. Per questo è chiaro che ci sia bisogno più tempo per mettere insieme le varie parti. Anche perché ci sono alcune questioni che riguardano il comitato per l’ordine e la sicurezza e vanno scritte con attenzione».
Insomma, negli uffici regna la prudenza, su quali punti prova a fare chiarezza Giovanni Felice, presi dente di Confimprese Palermo: «Era importante dare un segnale, anche di vicinanza alle forze dell’ordine per il loro lavoro che si svolge in una situazione difficile. Credo, però, che si siano commessi alcuni errori come quello di richiamare il testo unico degli enti locali sui poteri del sindaco di agire in emergenza. Il sindaco secondo la legge può vietare la vendita di alcolici, persino anticipare la chiusura dei locali ma non può decidere su tornelli e metal detector. Non è di sua competenza ma del prefetto. Se sono state approvate norme imprecise, però, il testo dovrà passare di nuovo dal consiglio, non si può correggere un testo già approvato».